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I principali fatti dal mondo della politica
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Settimana
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Mag

I fatti salienti della settimana

Settimana Politica n.17/2023

1 – 5 maggio

DL Lavoro, via libera dal Cdm del 1° Maggio

Il DL Lavoro approvato nel giorno della Festa dei Lavoratori. Non è un caso, Giorgia Meloni ha voluto dare un segnale e ci è riuscita: il Decreto è, com’era del resto prevedibile, al centro del dibattito nazionale. Via Reddito di Cittadinanza, dentro dal 2024 l’Assegno di inclusione (che vale 5.4 miliardi). Poi il taglio del cuneo fiscale, che arriva a 6 punti per i redditi fino a 35mila euro e a 7 punti per quelli fino a 25 mila, e più fringe benefit per i lavoratori con figli, con il tetto che sale a 3mila euro. Meno vincoli, inoltre, sulle causali per i rinnovi oltre l’anno per i contratti a termine, ma non oltre i 24 mesi, e incentivi per i datori di lavoro privati che assumono beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.

Linea dura dell’opposizione, soprattutto sui contratti a termine: secondo Elly Schleinquando si sceglie di prolungare i contratti a termine anche nell’ambito della contrattazione tra le parti si rendono le lavoratrici e i lavoratori più ricattabili”. Forti critiche anche da parte dei sindacati che, a partire dalla manifestazione di Potenza, ritengono che i provvedimenti del governo non vadano “nella direzione richiesta”.

Più moderato Calenda, che ha criticato sia l’eccessiva polemica dell’opposizione sia la retorica governativa mentre la Meloni è sicuraSi tratta del più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”.

L’Italia lascia la Via della Seta (?)

Nel “lontano” 2019 il Governo Conte I, quello gialloverde, decise di rendere l’Italia una sorta di “ponte” tra Occidente e Cina firmando il Memorandum sulla Belt and Road Initiative (Bri). Un documento non vincolante ma dal grande valore simbolico e politico, che segnalava, per la prima volta nella storia, l’adesione di un Paese del G7 al grande progetto cinese di Xi Jinping.

La situazione ora è molto diversa: Giorgia Meloni ha scelto Massimo Ambrosetti come nuovo ambasciatore italiano a Pechino, il quale ha fatto presente ai colleghi della Farnesina che l’Italia ha già deciso di tirarsi fuori dall’accordo con la Cina. A pochi giorni dal prossimo G7 giapponese, Roma è chiamata a prendere dunque questa importante decisione sulla disdetta, che – per altro – è condizione per una serena relazione tra la presidente Meloni e Joe Biden. Nessuna pressione dagli USA, anche perché sembra che la decisione di svincolarsi dalla Via della Seta sia questione non di “se” ma di “quando”, ma c’è e ci sarà da lavorare per non compromettere le relazioni italiane con il Dragone. Vero è che non è necessaria l’adesione alla Bri per intrattenere relazioni con la Cina (Macron docet) ma a Xi Jinping serviranno ghiotte contropartite per mandar giù l’amaro boccone.

L’Ue apre all’utilizzo dei fondi PNRR per produrre munizioni

Bruxelles ha aperto alla possibilità dell’utilizzo dei fondi Recovery per aumentare gli investimenti nella difesa, nello specifico per la produzione di un milione di munizioni a supporto di Kiev. Il Commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, ha sottolineato che la difesa è il terzo pilastro del Recovery, accanto alle due transizioni verde e digitale. Questo, e la presentazione dell’ASAP (Act in support of ammunition production), ha subito agitato la politica italiana, con Conte che chiede di “non considerare nemmeno l’idea”, e AVS che chiede al Governo di venire a riferire in Parlamento. In realtà, formalmente, Roma ha già dato l’ok all’Unione europea ma, a parte le rimostranze italiane, non mancano le opposizioni europee, guidate da Irlanda e Austria, che hanno abbandonato la propria natura neutrale. Ad ogni modo, l’ASAP, che vale 500 milioni di euro, mira anche a ricostruire le scorte degli Stati membri: in altre parole, si tratta di uno strumento economico atto a finanziare e rafforzare il comparto dell’industria della Difesa nei Paesi membri dell’Ue. Per quanto riguarda l’Italia, relativamente alle spese militari, l’obiettivo del 2% del PIL è ancora lontano mentre l’incremento della produzione è ad ogni modo già previsto dal nuovo piano triennale a partire dal 2024.

Italia-Francia, è scontro sui migranti

Rapporti tesi tra Eliseo e Palazzo Chigi a seguito delle parole del ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, che ha tacciato di incapacità il governo guidato da Giorgia Meloni: “La signora Meloni, a capo di un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori sui quali è stata eletta”. Un fulmine a ciel sereno, arrivato proprio quando il ministro Tajani avrebbe dovuto imbarcarsi per raggiungere la sua omologa Catherine Colonna. “Non andrò a Parigi” ha twittato Tajani “le offese al governo ed all’Italia sono inaccettabili”. Parole per altro inaspettate quelle di Darmanin che giungono a seguito di lunghi mesi di incontri tra Italia e Francia che hanno costantemente rimarcato la volontà di cooperare sul tema migranti, specie a seguito della crisi di novembre sulla Ocean Viking.

Le dichiarazioni di Darmanin sono da ricondurre, probabilmente, alla complessa situazione di politica interna francese ma, ad ora, hanno solo avuto l’effetto di compattare, in Italia, maggioranza e opposizione. Destra e sinistra si sono infatti schierate contro le dichiarazioni di Darmanin. “L’opposizione la facciamo noi, il ministro francese Darmanin può serenamente dedicarsi ai suoi problemi interni” ha chiosato Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del PD. “Non accetto lezioni sull’immigrazione da chi respinge in Italia donne, bambini e uomini”, ha dichiarato senza mezzi termini Matteo Salvini. Insomma, anche se il governo Macron ha preso le distanze dalle parole di Darmanin, questo è un (altro) inciampo nei rapporti non sempre facili tra Italia e Francia. Che dovranno essere nuovamente ricuciti.

Via libera al DL su amministrazione di Enti pubblici e società

Durante il Consiglio dei ministri del 4 maggio è arrivato il via libera al DL su amministrazione di Enti pubblici e società. All’interno del provvedimento è presente una norma che fissa a 70 anni il limite massimo per il pensionamento dei sovrintendenti dei teatri lirici. La misura, molto specifica, consentirà a Carlo Fuortes, attualmente in Rai, di assumere la guida del Teatro San Carlo di Napoli al posto di Stéphane Lissner, che ha da poco compiuto proprio 70 anni. Tale norma, come spiega il Ministero della Cultura in una nota, nasce da “una generale esigenza di riordino di una materia segnata da evidenti incongruenze nella determinazione dell’età della pensione per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche”.

Tecnicamente spetta al Consiglio d’indirizzo della Fondazione del San Carlo indicare il nome per il dopo Lissner, con l’avallo del ministro Sangiuliano, ma tutto dovrebbe filare liscio, anche da parte di Fuortes, che è pronto a lasciare la Rai in caso venga chiamato al San Carlo. Resta sottinteso che, con la fine dell’avventura di Fuortes in Rai, il Governo avrà mano libera sulla Rai

Oms “La pandemia covid non è più un’emergenza globale”

Sarà un atto simbolico, ma resta che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che il Covid-19 non è più qualificato come emergenza globale. Lo stato di emergenza sanitaria internazionale era stato dichiarato il 30 gennaio 2020, annus horribilis che ha sconvolto il mondo intero. “È con grande speranza che dichiaro chiusa l’emergenza sanitaria globale del Covid 19” ha dichiarato Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms “all’inizio della pandemia, fuori dalla Cina c’erano circa 100 casi e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da qual momento il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti”.

Venerdì 5 maggio, ore 16.30

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