Tallin, le 6 azioni per andare verso il futuro
di Federico Varacca
All’incontro ministeriale durante la Presidenza estone del Consiglio Europeo di Tallin, il 6 ottobre, si è parlato di innovazione digitale, di sicurezza e big data. I Ministri partecipanti hanno approvato la Tallin Declaretion on eGovernement con l’obiettivo di ristrutturare insieme e nel più breve tempo possibile l’Europa, per creare una comunità davvero coesa ed unitaria anche dal punto di vista delle Pubbliche Amministrazioni, caratterizzate dalla massima efficienza, rapidità e trasparenza.
Alla luce del fatto che il panorama mondiale sta rapidamente cambiando, che il progresso digitale sta trasformando la società e di conseguenza l’economia, l’Europa ha il dovere di andare incontro alle nuove esigenze di cittadini e aziende, attraverso un eGovernment in grado di espletare tutte le funzioni richieste da questo nuovo scenario. Premesso il rinnovato impegno di tutti i partecipanti a rispettare lo EU Government Action Plan 2016-2020, gli stati aderenti ambiscono a fare ancora di più arrivando alla rinnovamento, pressoché totale, delle P.A.
All’ordine del giorno sono stati messi in evidenza alcuni punti fondamentali, formulati preventivamente da Italia, Francia, Germania e Spagna in un documento strategico, ideato per sbloccare le dinamiche alla base della sviluppo della digitalizzazione: l’espansione delle infrastrutture digitali, con 5G e rete a fibra ottica, che dovrebbero essere implementate a livello nazionale entro il 2025; l’importanza della cyber security, per assicurare la massima tutela alle amministrazioni statali contro ogni tipo di attacco informatico; la sicurezza dei dati e la protezione dati del diritto d’autore.
Nel complesso, le linee guida delineate nella Tallin Declaretion on eGovernement disegnano il futuro, nella misura in cui parlano di interazione diretta tra cittadini e P.A., dell’eliminazione di tutti gli inutili tecnicismi burocratici che rallentano e appesantiscono l’amministrazione, di sicurezza, privacy e trasparenza. Le 6 policy action lines, da ritenersi come i principali output della dichiarazione, vanno di pari passo agli obiettivi, dal momento che sono state concepite proprio per realizzarli nei prossimi cinque anni. Dal punto primo al sesto consistono in: Digital di default, inclusività e accessibilità, che implica tutte quelle azioni volte a facilitare e attuare l’interazione diretta di cittadini e aziende con la pubblica amministrazione. Once Only: con cui si intende rendere molto più agili tutte le procedure legate alla pubblica amministrazione, snellendole, semplificandole e cercando di abbattere le barriere virtuali e burocratiche che ancora separano i diversi stati. Attendibilità e sicurezza: per spingere l’acceleratore sul tema del eID – regulation of electronic identification e dell’eIDAS legato alla sicurezza delle transazioni online. Apertura e trasparenza: per permettere a cittadini e aziende di gestire in modo facile e veloce i loro dati nel sistema P.A., aumentare la qualità e la quantità dei dati di governo accessibili per agevolare le aziende; assicurare un’adeguata archiviazione dei dati raccolti. Interoperabilità di default: volta ad incentivare l’uso delle soluzioni emergenti proposte dal Connecting Europe Facility e iniziarne l’applicazione anche in altri ambiti. Politiche attuative per lo sviluppo della strategia: che mirano a rafforzare la leadership digitale della P.A.; ottimizzare e perfezionare tutto il procedimento di raccolta ed analisi dei dati; impegnarsi ad attuare le politiche utili alla realizzazione di un efficiente e-Government; fare in modo di trovare i finanziamenti necessari per l’attuazione di quanto previsto; dedicare risorse allo sviluppo delle tecnologie ICT; impegnarsi a modernizzare ed attualizzare le procedure burocratiche legate alla pubblica amministrazione.
L’Italia, tra i principali sostenitori di questa dichiarazione, e lo stesso premier Paolo Gentiloni, ha affermato: “In Europa servono politiche all’avanguardia, a noi interessa che l’ambizione Ue sia soprattutto nella gestione della sicurezza, nelle questioni migratorie e negli investimenti in Africa, ma anche – ha continuato il premier – in una maggiore integrazione sul piano economico con il rilancio di politiche espansive e di crescita”.