ChatGPT e il mondo del lavoro: limiti e opportunità
Chi è chatGPT? La domanda ovviamente è (volontariamente) mal posta, perché ChatGPT non è una persona ma una chatbot GPT (Generative Pre-trained Transformer), ovvero un software basato sull’intelligenza artificiale in grado di comunicare con gli esseri umani attraverso la messaggistica istantanea.
ChatGPT è stata sviluppata da OpenAI, un’organizzazione di ricerca senza scopo di lucro che si occupa di studiare e sviluppare l’Intelligenza Artificiale. Il sistema di chat di ChatGPT si basa su una enorme base di dati linguistica che gli consente di comprendere il linguaggio umano, fornire soluzioni utili agli utenti e può rispondere a una vasta gamma di domande, argomenti e topic in modo naturale e spontaneo.
Se il papà di ChatGPT è universalmente considerato Sam Altman, occorre però ricordare che allo sviluppo del progetto hanno partecipato anche altre menti, tra cui Elon Musk. Musk ha inizialmente preso parte al gruppo di sviluppo, per poi allontanarsene.
Quali sono i campi di applicazione di ChatGPT?
Le applicazioni di ChatGPT sono molteplici e vengono utilizzate in molte aree e settori. Ecco alcuni esempi:
- Assistenza al cliente – ChatGPT può essere utilizzato per fornire assistenza al cliente in vari settori come commercio, finanza, assicurazione, assistenza sanitaria, ecc.
- E-commerce – ChatGPT può essere utilizzato da un’azienda di e-commerce per rispondere alle domande dei clienti sulle specifiche dei prodotti, su offerte e promozioni.
- Istruzione – ChatGPT può essere utilizzato per offrire assistenza agli studenti e rispondere alle loro domande su qualsiasi argomento.
- Recensioni e suggerimenti – ChatGPT può essere utilizzato per fornire recensioni di prodotti o servizi e anche per fornire suggerimenti su cosa comprare.
- Assistenza sanitaria – ChatGPT può essere utilizzato per fornire risposte a domande mediche generali e fornire suggerimenti sui trattamenti.
- Settore bancario – ChatGPT può essere utilizzato per aiutare i clienti nelle loro esigenze di banking, fornendo informazioni dettagliate sui prodotti e servizi bancari.
In sintesi, ChatGPT può essere utilizzato in qualsiasi settore in cui la comunicazione tra le persone è importante e le risposte alle domande sono necessarie … anche in assenza di persone.
Impatto di ChatGPT sul mondo del lavoro
Sono poche le professioni che GPT non mette a rischio. Tra le più esposte ci sono quelle ad alto reddito.
Il nuovo scenario dell’intelligenza artificiale generativa è arrivato, e i primi indizi si possono leggere in uno studio pubblicato dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania che hanno analizzato l’impatto delle tecnologie GPT (Generative Pre-trained Transformer) sul mercato del lavoro. Nel documento si legge che l’intelligenza artificiale generativa impatterà l‘80% della forza lavoro, mentre il 20% potrebbe subire un cambiamento radicale in termini di tempi, modi, stipendi, offerta di lavoro.
Alcune professioni sono davvero a rischio. “Lo studio ha rilevato che i posti di lavoro ad alto reddito potrebbero affrontare una maggiore esposizione da parte dei chatbot”, più al sicuro le professioni creative, resistono invece benissimo i lavori manuali che non verranno travolti dalla rivoluzione dell’IA. È chiaro la tecnologia non sostituirà gli umani ma il fenomeno potrebbe trascinare verso derive pericolose. Le aziende da sempre cercano soluzioni per ridurre i costi del lavoro e GPT potrebbe offrire una soluzione sul piatto d’argento. L’approccio non è nuovo: già l’anno scorso avevamo accennato ad una tecnologia pre-IA, oggi abbastanza consolidata: RPA, Robotic Process Automation, meno raffinata di chatGPT, ma molto impattante dal punto di vista della sostituzione di interi reparti amministrativi di grosse corporation che hanno adottato questo sw per conpiere le azioni ripetitive prima svolte dal personale “in carne ed ossa”. La grande differenza rispetto alle innovazioni tecnologiche del passato che hanno coinvolto principalmente mansioni automatizzate, è “l’impatto che l’IA avrà sulle attività non di routine”
Quali professioni sono più a rischio?
Secondo lo studio, intitolato “GPTs are GPTs: An Early Look at the Labour Market Impact Potential of Large Language Models” in prima linea ci sono designer, ingegneri ed esperti di blockchain, per loro ChatGPT è una chimera che potrebbe condizionare tra il 94% e il 100% delle mansioni che svolgono quotidianamente.
A seguire analisti finanziari, sondaggisti, matematici, autori di testi. Anche i giornalisti soprattutto chi si occupa di cronaca e autori di saggi. L’IA generativa, infatti, può essere un valido sostituto per la ricerca bibliografica e delle fonti. Una fine simile per i data scientist e gli assistenti amministrativi e legali. Negli Usa ChatGPT è già entrato in un’aula di tribunale e anche in Italia è riuscito a costruire un’arringa difensiva per un illecito civile.
“Se sei attualmente in una di queste occupazioni, dovresti pensare in modo proattivo ai modi in cui puoi utilizzare tecnologie come ChatGPT nel tuo lavoro”
ha spiegato Robert Seamans, professore alla Leonard N. Stern School of Business della New York University a Fortune.
un sondaggio IBM e Morning Consult del 2022 ha mostrato che il 66% delle aziende in tutto il mondo stava investendo nell’intelligenza artificiale, prima ancora dell’esordio di ChatGPT. Il sondaggio ha anche spiegato che le ricerche da parte delle aziende sono state fatte per ridurre i costi e “automatizzare i processi chiave”.
Una prima stortura del fenomeno si può osservare nel caso CNET, la testata infatti ha licenziato i suoi giornalisti e ha cominciato a pubblicare articoli scritti dall’intelligenza artificiale. Secondo The Verge, il caporedattore Connie Guglielmo è diventato il vicepresidente senior della strategia dei contenuti AI dell’azienda.
I lavori che GPT non può fare
Ad essere invece tutelati restano i lavori creativi, perché utilizzano fondamentalmente il senso critico. Stiamo quindi parlando di traduttori, poeti e compositori musicali che, secondo lo studio, sono al momento meno esposti ma anche meno pagati nella maggior parte dei casi.
In realtà esistono già per esempio software in grado di produrre brani musicali, ma l’intelligenza artificiale non soppianterà gli artisti, limitandosi probabilmente a gestirne le attività ed i proventi.
La massima creatività dell’IA generativa la ritroveremo in jingle, sigle, brani “funzionali”, per evitare il continuo ricorso alla musica stock o library nelle sonorizzazioni audiovisive.
Prevedendo però una sua rapida crescita nelle capacità “intellettuali” ed “umane”, ben oltre la Legge di Moore, in realtà però sono forse al sicuro solo i lavori manuali, quelli rimasti immutati spesso per secoli: Operatori agricoli, Atleti e concorrenti sportivi, Muratori, Cuochi, Baristi, Carpentieri, macellai, autisti, meccanici, tecnici, elettricisti, idraulici, tuttofare, chef. Nello studio citato in precedenza, vengono anche citati i tagliapietre; ecco, l’intelligenza artificiale non ha al momento potere in questi ambiti proprio perché, non essendo così esposti all’innovazione tecnologica, risentono meno del grande progresso e dell’innovazione. Questo per quel che riguarda l’IA generativa, ma la ricerca industriale su androidi e similari potrebbe dire la sua a breve, evocando così scenari abbastanza inquietanti.
Chi sono i lavoratori di questo settore? La “fabbrica” ChatGPT
Nelle nuove tecnologie non sono impiegate solo grandi menti imprenditoriali e geni creativi, ma anche operai digitali pagati poco e senza tutele.
Nulla di nuovo sotto il sole, solo un adattamento all’attualità: se negli Anni ’50 la manovalanza informatica era rappresentata dagli operatori addetti alle schede perforate, oggi gli addetti alle AI sono lavoratori a termine o a chiamata, assunti spesso in outsourcing, spesso privi di assicurazione sanitaria e che lavorano nel totale anonimato. Il merito dei risultati va poi ai dirigenti e ai ricercatori delle startup tecnologiche.
“Siamo manovalanza di basso livello (“grunt workers”) ma senza di noi non ci sarebbero i sistemi linguistici di intelligenza artificiale”
lamenta Alexej Savreux, 34enne addestratore di Kansas City.
“Puoi progettare tutte le reti neurali che vuoi, puoi coinvolgere tutti i ricercatori che vuoi, ma senza etichettatori, non hai ChatGPT. Non hai niente”, aggiunge.
Questo esercito di lavoratori ha contratti a termine, nessun benefit e paghe orarie inferiori a quelle di chi frigge le patatine nei fast food.
Mentre in California, nelle grandi catene di fast food, si porta il salario minimo a 26 dollari l’ora, i trainer che addestrano l’intelligenza artificiale incassano 15 dollari l’ora senza alcun benefit (ferie, malattia, maternità̀, ecc.)
È quanto emerge da un’inchiesta dell’Nbc che ha raccontato la vita degli operatori di OpenAI. Nel corso di innumerevoli ore di lavoro, gli addestratori di intelligenza artificiale migliorano la precisione delle risposte, limano termini, etichettano immagini, fanno previsioni su quali argomenti andrebbero generati seguendo il filo logico delle argomentazioni.
Nel 2021 Pai (Partnership on AI) ha messo in guardia sull’imminente picco di domanda per quello che ha definito “lavoro di arricchimento dei dati” e ha stilato una serie di linee guida in merito a questioni come equo compenso e corretto trattamento dei dipendenti. Al momento DeepMind, una sussidiaria AI di Google, è l’unica azienda tecnologica ad essersi impegnata nel rispettare tali linee guida.
Il lavoro di addestratore di intelligenza artificiale viene spesso dato in appalto all’estero: la rivista Time riferisce che a Nairobi, in Kenya, più di 150 persone che hanno lavorato su AI per Facebook, TikTok e ChatGPT hanno recentemente votato per formare un sindacato, lamentando la bassa retribuzione e l’alto carico mentale del lavoro.
Prospettive future
In attesa di un loro prossimo consolidamento, che siano utilizzati per lavoro o per semplice svago, ChatGPT e le altre piattaforme di intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo di approcciarsi al Web. Come sempre l’opinione pubblica e gli specialisti si dividono fra apocalittici e visionari.
Da una parte del monitor ci sono studenti che utilizzano ChatGPT per ricerche e tesine, professionisti che sottopongono i propri lavori all’esame dell’intelligenza artificiale, artisti digitali che creano opere d’arte fatte di pixel e semplici curiosi che pongono al cervellone digitale delle domande curiose e improbabili. L’esperienza d’uso di questa tecnologia si sta però spostando verso un utilizzo più strutturato a beneficio delle grandi e medie aziende e, appena questa tecnologia arriverà ad un grado di affidabilità accettabile, il suo impatto sarà decisamente visibile.
NOTA: questo articolo è stato scritto con il “prezioso” supporto di chatGPT, sta a voi individuare dove …
La Redazione di Open Gate