Ne sentiamo sempre più parlare. Ci siamo abituati a salvare automaticamente le nostre foto su Icloud, ma anche documenti ed immagini su Google Drive. Naturalmente possiamo farlo anche su molti altri servizi, da Amazon Web Services ,forse il più grande (?), ad Alibaba Cloud, Microsoft Azure e IBM Cloud. Nelle ultime serie televisive a tema spionistico o internazionale (FAUDA), davanti a minacce alla sicurezza cibernetica, gli operatori di cyber security parlano di “controllare il cloud” , “pettinare il cloud” , piuttosto che di “server” e “reti”. Perché e cosa è questa industria?
L’industria del cloud computing è un settore in rapida crescita che si concentra sulla fornitura di servizi di computing on-demand attraverso Internet. Questi servizi includono la memorizzazione di dati, l’elaborazione di dati, le applicazioni software e la virtualizzazione di risorse hardware come server, storage e reti.
In questo scenario tecnologico, i provider di servizi cloud offrono ai clienti l’accesso a vaste risorse informatiche condivise, che possono essere utilizzate in base alle loro esigenze e consentono di pagare solo per quello che utilizzano. Questo modello di delivery ha reso possibile per molte aziende, soprattutto piccole e medie imprese, di accedere a tecnologie avanzate che altrimenti sarebbero state troppo costose o complesse da implementare.
Tuttavia, ci sono anche rischi associati all’uso dei servizi cloud, come la possibilità di discriminazione nella licenza di utilizzo. Alcuni provider potrebbero limitare l’accesso a determinati servizi o a determinati gruppi di clienti in base al luogo geografico, la dimensione dell’azienda o il volume di utilizzo. Questo potrebbe creare una situazione di svantaggio per alcuni clienti e rappresentare una minaccia per la concorrenza leale.
Per affrontare queste preoccupazioni, l’Unione Europea ha introdotto una serie di regole e linee guida al fine di garantire la parità di trattamento a tutti i clienti dei servizi cloud. Ad esempio, la normativa europea sulla protezione dei dati (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, o GDPR) stabilisce che i dati personali degli utenti debbano essere trattati in modo equo e non discriminatorio. Inoltre, le autorità antitrust europee stanno monitorando attentamente le pratiche commerciali dei provider di servizi cloud per garantire che non vi siano abusi di posizione dominante o accordi restrittivi della concorrenza.
In sintesi, l’industria del cloud computing sta offrendo molte opportunità per le aziende, ma è importante che siano adottate regole e linee guida per garantire la concorrenza leale e prevenire eventuali discriminazioni nell’utilizzo dei servizi.
I principali fornitori di servizi cloud sono Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure, Google Cloud Platform (GCP), IBM Cloud e Oracle Cloud. Questi fornitori offrono una vasta gamma di servizi cloud, tra cui memorizzazione di dati, elaborazione di dati, applicazioni software, virtualizzazione di risorse hardware e molto altro.
In termini di infrastrutture cloud, esistono tre modelli principali:
Parallelamente al cloud computing si fa strada una nuova architettura IT chiamata Edge computing. Si tratta di un concetto che si basa sul fatto che la quantità di dati generati dai dispositivi IoT (Internet of Things) e dalle altre fonti sta crescendo rapidamente e che la trasmissione di questi dati verso il cloud per l’elaborazione potrebbe non essere sempre efficiente. L’edge computing mira a portare la potenza di elaborazione più vicino alla fonte dei dati, in modo da poter elaborare i dati in tempo reale in luogo della trasmissione verso il cloud.
Android e Apple utilizzano principalmente servizi cloud per lo storage dei dati, la sincronizzazione dei dati tra dispositivi, la gestione delle notifiche e l’elaborazione di dati per alcune app. Ad esempio, Android utilizza Google Drive per lo storage dei dati e la sincronizzazione, mentre Apple utilizza iCloud per queste funzioni. Entrambi i sistemi utilizzano servizi cloud per la gestione delle notifiche push e per l’elaborazione di dati per alcune app, come la geolocalizzazione e il riconoscimento vocale.
Microsoft utilizza principalmente Microsoft Azure come servizio cloud per le proprie soluzioni mobili. Ad esempio, Windows 10 Mobile utilizza Azure per la sincronizzazione dei dati tra dispositivi e per l’elaborazione di dati per alcune app.
In generale, i sistemi mobili Android, Apple e Microsoft non sono interoperabili tra loro in termini di servizi cloud. Ciò significa che i dati memorizzati in un servizio cloud non possono essere facilmente accessibili o utilizzati da un altro sistema.
L’interoperabilità si riferisce alla capacità di due o più sistemi o componenti di lavorare insieme e di scambiare informazioni in modo trasparente e senza limitazioni. In altre parole, se i sistemi fossero interoperabili, gli utenti sarebbero in grado di accedere e utilizzare i loro dati memorizzati in un servizio cloud su un altro sistema o dispositivo senza problemi o limitazioni.
Tra gli altri provider, meno legati al mondo delle applicazioni, c’è naturalmente AWS, Fastweb, Tesisquare, Aruba e molti altri che si differenziano per le modalità di servizio, i prezzi, l’assistenza e altre caratteristiche.
Nel caso in cui un utente volesse trasferire le proprio foto da iCloud ad Amazon Web Services è possibile farlo attraverso diversi modi:
Infrastructure-as-a-Service (IaaS), ovvero Infrastruttura come Servizio, è un modello di servizio cloud in cui un’azienda affitta risorse informatiche, come server, archiviazione, reti e sistemi operativi, da un fornitore di servizi cloud. Questo modello di servizio offre agli utenti la flessibilità di accedere a risorse informatiche a portata di mano senza dover investire in hardware o software.
Software-as-a-Service (SaaS), ovvero Software come Servizio, è un modello di servizio cloud in cui un’azienda affitta software da un fornitore di servizi cloud che gestisce la manutenzione e la sicurezza del software stesso. Questo modello di servizio offre agli utenti la possibilità di utilizzare software aziendale senza doverne installare o gestire copie locali.
Oltre a IaaS e SaaS, esistono anche altri modelli di servizio cloud, come PaaS (Platform-as-a-Service), ovvero Piattaforma come Servizio, e DBaaS (Database-as-a-Service), ovvero Database come Servizio. Questi “modelli di servizio“ offrono rispettivamente piattaforme per lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni e servizi di database gestiti.
In generale, la terminologia aaS si riferisce a un modello di servizio cloud in cui un’azienda affitta risorse informatiche o software da un fornitore di servizi cloud, consentendo loro di concentrarsi sulle loro attività aziendali principali senza dover preoccuparsi di gestire il loro ambiente informatico.
Secondo quanto previsto dal PNRR (in Italia il 27% delle risorse è destinato alla transizione digitale), la trasformazione digitale della PA deve seguire un approccio cloud first, secondo il quale i dati delle singole amministrazioni devono migrare verso un ambiente cloud. Grazie a questo tipo di approccio, sarà possibile concepire la razionalizzazione di diversi data center: tale percorso, implementato dall’AgID congiuntamente al Dipartimento per la Trasformazione Digitale, prevede la progressiva dismissione dei data center obsoleti e inefficienti, con l’obiettivo di ridurre i costi di gestione delle infrastrutture IT in favore di maggiori investimenti in nuovi servizi digitali, mediante la migrazione verso il Cloud della PA.
E affinché ciò si realizzi, le amministrazioni potranno seguire due modelli:
Massimo Micucci