Il digitale nel business: board alle prese con il vuoto delle competenze
La digitalizzazione costituisce uno dei fattori di cambiamento culturale e operativo, che interessa tutto il mondo delle imprese, a prescindere da natura e dimensione delle stesse, e spingono l’organo amministrativo principale delle aziende all’assunzione di nuovi compiti e responsabilità.
Nonostante questo, risulta che le Aziende quotate sono poco digital e meno del 5% delle società quotate in Italia riesce a creare valore sostenibile con il digitale: è quanto viene fuori da uno studio di Borsa Italiana, Assonime e Alkemy su 192 società in Italia società presenti sul mercato azionario di Borsa Italiana (escluse le emittenti nel mercato Euronext Growth, Global, e le società tech, telco e native digitali) per misurare lo stato della digital transformation nel nostro Paese, analizzando le competenze digitali presenti nei board delle società quotate.
Dallo studio emerge che il 42% delle aziende prese in esame non ha alcun consigliere con competenze digitali e il 90% dei consiglieri non ha alcuna esperienza digital. In media, la quota digitale all’interno dei Board delle società quotate prese in esame è pari all’11%.
La ricerca ha preso in considerazione le evidenze provenienti da 192 società italiane, suddivise in 8 industry principali: automotive, industria, beni di consumo, energia, servizi finanziari, healthcare, media e servizi.
Lo studio è stato effettuato mediante lo screening di cv pubblici dei consiglieri, identificando quelli con un background in Tech Company e/o ruoli digitali in aziende non digitali.
Risultati omogenei per gruppi di industry: oltre il 50% delle società non ha Digital Board Member nei settori energia, healthcare e servizi. Tale percentuale scende di poco al 40% nelle società nei settori dei servizi finanziari, beni di consumo ed industria. Vanno meglio i settori automotive e Media&Tech, dove la percentuale delle società senza Digital Board Member scende a circa il 30%. Dato invece omogeneo tra tutti i settori, intorno al 12%, per le società dove è presente almeno un Digital Board Member.
Questi dati dimostrano che i momenti decisionale all’interno di società in settori strategici, sono scarsamente supportati da conoscenze digitali e questo, con i fondi del PNRR in arrivo, può essere un problema e non consentire di sfruttarne al massimo le potenzialità.
“Interrogarsi sul grado di digitalizzazione delle nostre imprese è un modo per incrementare ulteriormente la consapevolezza su quanto lavoro ci sia ancora da fare.”
Ha commentato il Ceo di Alkemy, Duccio Vitali, nel presentare la ricerca a Palazzo Mezzanotte di Milano.
“Il primo ostacolo restano le competenze: questo studio dimostra quanto chi ha in mano i processi decisionali sullo sviluppo delle aziende conosca ancora solo marginalmente il mondo del digitale, che invece è necessario diventi il centro delle agende dei board. Grazie al Pnrr, sono in arrivo 20 miliardi di euro per la digital transformation, un’occasione unica che non possiamo sprecare. È necessario che queste risorse vengano impiegate in modo strategico e per farlo è importante aumentare le figure digitali nei top management e nei board. Solo in questo modo la digitalizzazione diventa una leva strategica per la creazione di valore”.
“L’evento – spiega Alkemy in una nota – è stato l’occasione per stimolare una discussione costruttiva sui metodi e sulle strategie necessarie ad accelerare il processo di trasformazione digitale nel nostro Paese, affinché diventi una concreta leva di valore per le imprese in vista di un importante momento storico che ci vede impegnati nella gestione di un ingente numero di risorse per accelerare il processo di digitalizzazione in Italia, purtroppo ancora molto indietro rispetto agli altri paesi membri dell’UE secondo l’indice Desi”.
E si, ancora l’indice DESI a ricordarci che dobbiamo ancora lavorare sodo sulla digitalizzazione del sistema paese.
La Redazione di Open Gate