Il National Toxicology Program, ente governativo americano, ha comunicato i primi risultati di una sperimentazione condotta sugli effetti delle emissioni elettromagnetiche, negli ultimi dieci anni. Secondo l’ente, finanziato con 25 milioni di dollari dalla Food and Drug Administration, l’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza può provocare tumori del cervello, come i glioblastomi, e l’aumento dei tumori alle cellule di Schwann, che rivestono il cuore e tutto il sistema nervoso periferico.
L’Istituto Ramazzini, nel corso dell’Audizione presso la IX Commissione, ha dichiarato di aver riscontrato le stesse tipologie di tumori negli animali esposti a campi elettromagnetici ad alto voltaggio (50 volt). La rappresentante dell’Istituto ha ricordato che la patologia tumorale alle cellule di Schwann è stata direttamente collegata al protratto uso del cellulare, da cui dipendono anche altri casi di tumori al nervo acustico.
Il progresso industriale non può prescindere dalla ricerca sulla salute pubblica, che dovrebbe essere supportata anche dalla politica. L’Istituto ha, inoltre, evidenziato che basterebbero semplici accorgimenti per ridurre i rischi. Ad esempio, distanziare il terminale di venti o trenta centimetri, ridurrebbe la densità di potenza delle radiazioni e, dunque, il danno.
A scopo preventivo, sarebbe opportuno organizzare una campagna per l’uso corretto del cellulare. Basti pensare che treni o autobus sono delle gabbie metalliche. Al loro interno sono attivi numerosi cellulari, che raggiungono anche i 100 voltmetro.
L’Istituto, infine, ha ricordato che il limite dei 6 voltmetro è stato calcolato prima sulla base di un metodo puntiforme. Tutte le misurazioni eseguite durante il giorno dovevano risultare al di sotto dei 6 voltmetro. Successivamente, si è passati ad un calcolo basato su una media giornaliera, ma questo ha determinato dei risultati poco attendibili, caratterizzati da una forte differenza tra ore diurne e notturne.