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Indagine conoscitiva della Camera in merito alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big-data. PILLOLA_OGI_#21_IL CONTRIBUTO DEL POLITECNICO DI MILANO

24 Giugno 2019

Durante l’audizione di ASSTEL, il professor Antonio Capone, preside della Scuola di ingegneria industriale e dell’informazione, presso il Politecnico di Milano, ha presentato uno studio relativo allo sviluppo delle reti 5G nell’ambito del contesto normativo italiano.

Obiettivi dello studio

In riferimento all’introduzione del 5G, lo studio ha analizzato le linee guida internazionali relative all’esposizione ai campi elettromagnetici e la normativa italiana di recepimento. Dimostrando come i limiti espositivi italiani possano influenzare le caratteristiche e la qualità dell’infrastruttura di rete 5G che verrà costruita nei prossimi anni.
Le ricerche sono state svolte in collaborazione con gruppi di ingegneri radio degli operatori.

Gli organismi internazionali che definiscono le linee guida sull’esposizione ai campi elettromagnetici sono principalmente due: il primo è l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) e il secondo è l’ICES (International Council for the Exploration of the Sea). Organizzazioni non governative riconosciute dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dall’ILO (International labour Organization) e dall’Unione Europea. Tali enti hanno natura prettamente scientifica, con membri esperti che, selezionati sulla base delle loro competenze, effettuano una revisione sistematica di tutta la letteratura scientifica pubblicata sull’argomento.

Gli effetti dei campi elettromagnetici

Gli effetti sanitari accertati dell’esposizione ai campi elettromagnetici, sono di natura termica e dipendono dalla quantità di energia assorbita nel tempo, dalla potenza, dai tessuti biologici e dai meccanismi fisiologici di dissipazione del calore. La grandezza fisica corrispondente è il SAR (specific absorption rate), ed è direttamente proporzionale all’intensità di potenza superficiale nel punto in cui si trova la persona esposta. I limiti vengono espressi anche in funzione del campo elettromagnetico, misurato in volt su metro, che è proporzionale alla potenza.

La soglia di rischio è il valore minimo per il quale sono stati accertati degli effetti e il fattore di sicurezza applicato dall’ICNIRP, è cinquanta volte inferiore a quello di soglia. In Italia, il limite imposto dalla legge è 5.000 volte inferiore a questo valore, e quindi 100 volte inferiore al valore definito dall’ICNIRP.

La tecnologia radio è completamente irrilevante rispetto agli effetti accertati. Contano solo la potenza e la frequenza utilizzate. Al 5G si applicano le stesse linee guida degli altri sistemi, 2G, 3G, 4G, anche Wi-Fi. Le frequenze usate dal 5G sono largamente all’interno delle raccomandazioni definite dall’ICNIRP o dagli altri organismi internazionali.

I limiti di esposizione hanno l’obiettivo di proteggere la popolazione che si trova o che può trovarsi nelle immediate vicinanze degli impianti, delle stazioni radio base. A distanze superiori di poche decine di metri, il rischio è largamente trascurabile, perché l’effetto di attenuazione della potenza è fortissimo.

Le Antenne 2G, 3G, 4G e …5G

Le antenne utilizzate per i sistemi 4G, 3G e 2G, sono di tipo statico: il modo con cui irradiano il segnale nelle varie direzioni non cambia nel tempo. Tuttavia, la trasmissione può essere discontinua, quindi può essere fatta una media temporale. Questo tipo di trasmissione, non è particolarmente efficiente, perché implica la propagazione delle onde elettromagnetiche in più direzioni e non solo in quella designata. Al contrario, le antenne 5G, grazie alla tecnologia massive MIMO, possono cambiare dinamicamente la potenza e la direzione di un fascio – abbastanza stretto – in base alle necessità dell’utente. Questa tecnologia, non disperdendo la potenza del segnale, garantisce nello stesso tempo una maggiore efficacia e una riduzione dell’inquinamento elettromagnetico.

L’impatto dei limiti italiani sul 5G

Successivamente, sono stati presi in esame gli impianti utilizzati per le tecnologie precedenti, per cui lo spazio è già saturato e non è possibile introdurre nuovi sistemi 5G. Infine, sono stati analizzati gli impianti espandibili, in cui invece sarebbe possibile introdurre la tecnologia 5G.

Lo studio ha preso in esame la frequenza a 3,6 a 3,8 GHz, che consente le applicazioni più avanzate del 5G, attualmente oggetto di sperimentazione da parte del MISE. I risultati hanno dimostrato che, con i limiti attuali e con il solo utilizzo dei siti esistenti, la qualità dei servizi 5G sarebbe pessima. Tanto da determinare, nelle aree urbane, dei buchi di copertura, che ne bloccherebbero lo sviluppo. Invece, adottando i limiti stabiliti dall’ICNIRP, gli impianti esistenti sarebbero tutti espandibili e, nella maggior parte dei casi, sufficienti a raggiungere gli obiettivi di qualità e copertura. In altre parole, i limiti attualmente vigenti in Italia rendono la realizzazione delle reti 5G difficile ed onerosa, anche dal punto di vista dell’occupazione territoriale.

Le nuove line guida ICNIRP

Nel 2018, l’ICNIRP ha posto in consultazione internazionale pubblica le nuove linee guida sull’esposizione ai campi elettromagnetici. Tali indicazioni sono state redatte sulla base della ricerca che si è svolta nell’intero ventennio. Partendo dal presupposto che università importanti, come quella di Aquisgrana, hanno prodotto oltre 27.000 pubblicazioni sul tema, l’ICNIRP ha focalizzato l’attenzione sulle tesi allarmiste. Tra queste, occorre menzionare gli studi epidemiologici di Hardell, gli studi biologici del National Toxicology Program, quelli dell’Istituto Ramazzini e dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Secondo l’ICNIRP, gli studi di NTP e dell’istituto Ramazzini non costituiscono una base affidabile per la revisione delle linee guida esistenti sull’esposizione delle radiofrequenze. Dato che non sussiste alcuna ragione medica, fisica o logica per non supportare i limiti di soglia applicati a livello internazionale.

Conclusione

In conclusione, i punti fondamentali per lo sviluppo delle reti digitali in Italia sono cinque:

  1. Il completamento del piano BUL, in particolare per le aree grigie;
  2. La messa a disposizione delle frequenze spettrali alle scadenze previste;
  3. La semplificazione delle procedure di posa delle reti in fibra;
  4. La razionalizzazione e armonizzazione di norme e procedure nei diversi territori dell’Italia;
  5. Il riesame dei limiti posti all’esposizione ai campi elettromagnetici.

Il professor Capone ha raccomandato la costituzione di una commissione per il monitoraggio della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo, così come esiste in altri Paesi europei. Infatti, è importante che l’Italia promuova un’attività di ricerca scientifica, basata sulla collaborazione con le numerose commissioni attive negli altri Paesi, senza rimanere isolato rispetto al resto d’Europa.

Gaetano Pellegrino

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