Internet, globalizzazione, iperconnettività e Intelligenza Artificiale. Con il passare del tempo il mondo sembra diventare sempre più piccolo. Ma anche se le distanze metaforicamente si accorciano, le nuove tecnologie non sono ancora riuscite ad abbattere la più grande barriera alla comprensione tra i popoli: quella linguistica.
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Certo, esistono già numerosi programmi e società che si occupano di questo tema ma la strada verso la “traduzione perfetta” è ancora lunga. E’ chiaro che l’unico strumento con cui si potrà realmente affrontare il problema, in un prossimo futuro, sarà l’Intelligenza Artificiale – AI. Anche perché, con tutti i progressi fatti, è paradossale che esistono ancora altri ostacoli alla comprensione e al dialogo tra esseri umani. E se oggi pensare ad un traduttore automatico perfetto può avere ancora un sapore fantascientifico, non va dimenticato che, storicamente, le più grandi invenzioni prima di essere realizzate sono state immaginate.
Tra i programmi esistenti, Google ha fatto grandi passi avanti con Google Translate, grazie all’introduzione, nel 2016, di una rete neurale accanto al software di traduzione. Questo ha consentito di passare da una traduzione parola per parola, ad una che prende in considerazione l’intera frase. Tuttavia, tanto nel linguaggio parlato, quanto in quello scritto, non è sufficiente una singola frase per desumere il senso di un intero discorso.
Per quanto il linguaggio segua delle regole grammaticali, ridurlo a queste sarebbe una sterile semplificazione. Il linguaggio, infatti, non deriva tanto dalla razionalità quanto dall’intelligenza emotiva che contraddistingue gli esseri umani. Qualità che poi consente di esprimere i propri sentimenti e comporre le parole in poesia e musica.
Il linguaggio può essere soggetto ad infinite sfumature. Una stessa frase può assumere un significato diverso, addirittura opposto, se adoperata in contesti diversi. Chiaramente, i sentimenti, come il sarcasmo, l’ironia, la malinconia, sono nemici giurati dell’intelligenza artificiale, perché non codificabili (almeno per ora) tramite una serie di algoritmi predefiniti.
In altre parole “il lavoro di traduzione” non ha alcun valore se non accompagnato da quello di ‘interpretazione’ che permette di cogliere il reale senso di un testo, ovvero il messaggio che l’autore intendeva lasciare.
Oggi l’interpretazione è una prerogativa esclusivamente umana, resa ancora più complessa dal fatto che uno stesso idioma può cambiare di significato anche in base all’epoca in cui viene parlato e all’area geografica di riferimento. Tuttavia, quanto può sembrare difficile al momento, un domani potrebbe diventare possibile. Del resto, ogni giorno di più riusciamo a far evolvere in maniera rapida ed esponenziale le nuove tecnologie. E infine, senza nulla togliere all’AI, in fondo è rassicurante che esistano delle peculiarità esclusivamente umane impossibili da riprodurre meccanicamente.
Ludovica Palmieri