Innovazione e tradizione un binomio che può sembrare insolito ma che si sta rivelando non solo reale ma anche proficuo. È quanto sta accadendo al comparto agroalimentare che ha aperto le porte alle nuove tecnologie. Non solo multinazionali, ma anche piccole e medie imprese stanno diventando 4.0 in un’ottica di condivisione e sostenibilità che premia tutti quanti.
I dati parlano chiaro. Presentati nel corso dell’incontro “Radici forti per l’innovazione”, organizzato per celebrare i 50 anni dell’Associazione italiana coltivatori (Aic), i numeri esposti hanno messo in evidenza che il mercato italiano dell’agricoltura 4.0, nel 2018, ha raggiunto un valore oscillante tra 370 e 430 milioni di euro; il 5% di quello globale e il 19% di quello europeo. I dati hanno dimostrato che il fatturato è di circa 132 miliardi di euro (dalla produzione alla trasformazione) e che vengono prodotti oltre 41 miliardi di euro in esportazioni. Non solo, anche il dato sull’occupazione è rilevante, perché il settore conta 3,2 milioni di lavoratori.
In più, è stato rilevato che la crescita in Italia è più rapida rispetto al resto d’Europa, raggiungendo un aumento del 270% in un solo anno.
Le imprese coinvolte nel settore sono circa 1,3 milioni, dall’agricoltura alla ristorazione, e rappresentano il 25% delle imprese iscritte alla camera di commercio. Secondo i dati diffusi, l’80% del valore è generato da proposte innovative provenienti da player già affermati nel settore, mentre il restante 20% deriva da start up che offrono sistemi digitali innovativi e servizi di consulenza tecnologica. In particolare, le imprese under 35 sono cresciute del 4,1%.
L’applicazione delle nuove tecnologie al comparto agroalimentare rappresenta una scelta “win – win”, perché i vantaggi toccano davvero tutti quanti, dal momento che in primis riguardano la sostenibilità ambientale.
Le innovazioni tecnologiche si possono applicare a tutti gli ambiti della catena di valore: dalla produzione, alla trasformazione, fino alla vendita al consumatore finale.
L’introduzione di sensori, di droni, la gestione dei big data, ad esempio, determinano la possibilità di ridurre i consumi di acqua, dal momento che consentono di distribuirla in modo più mirato. Gli stessi strumenti permettono di tenere sotto controllo i parassiti, limitando l’uso di pesticidi e, di conseguenza, l’inquinamento; lo stesso vale per i fertilizzanti che vengono utilizzati semplicemente in caso di necessità.
Ma non è tutto, perché le innovazioni 4.0 sostengono il settore anche in modo indiretto. La blockchain, ad esempio, consente di controllare la qualità dei cibi, a maggior tutela dei consumatori e, nello stesso tempo, di facilitare, accelerare e rendere più trasparenti le transazioni economiche. E c’è da immaginare che con la piena applicazione delle tecnologie legate al 5G il settore agroalimentare continuerà ulteriormente a crescere.
Un altro tema importante riguarda la capacità di creare comunità e di focalizzarsi maggiormente sulla cooper
rie esigenze; dall’altra le piattaforme di machine learning consentono di migliorare la salute di piante e animali.azione e non sulla competizione. Anche in questo ambito il web, intrinsecamente democratico, gioca la sua parte mettendo a disposizione di tutti gli utenti degli strumenti gratuiti. Da una parte, dunque, è possibile usare le open source per sviluppare software specifici per le prop
Chiaramente, l’introduzione dell’innovazione non è da intendersi come una bacchetta magica in grado di risolvere automaticamente tutti i problemi esistenti, come la riduzione della biodiversità in favore delle agricolture intensive ed il depauperamento del suolo. Bisogna tener sempre presente che la più grande risorsa sono sempre gli esseri umani che fanno uso degli strumenti offerti dalle nuove tecnologie. Per questo è importante investire sempre in formazione oltre che in strumenti, per allargare sempre più il bacino di operatori in grado di farne buon uso.
Ludovica Palmieri