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“Il nuovo strano bipolarismo” di Giovanni Guzzetta

7 Marzo 2018

Giovanni Guzzetta, Avvocato, Professore ed Advisory Board di Open Gate Italia, analizza le elezioni appena concluse.


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Il proporzionale non si vende. E infatti gli italiani non l’hanno comprato. Il bipolarismo è resiliente. E infatti gli italiani lo hanno salvato.

E hanno mandato un chiaro segnale: il tripolarismo sarà transitorio. Certo in Italia le transizioni sono lunghe, ma prima o poi si compiono. Perché il bipolarismo, come insegna la storia, non consiste nell’esistenza di due soli partiti o poli, ma nel fatto che solo due partiti o poli sono effettivamente in grado di contendersi la vittoria.

Due “vincitori” alla conquista del Centro: i vagiti del nuovo, strano bipolarismo

Con i cittadini come arbitri e decisori ultimi di tale contesa. È vero le elezioni non hanno determinato un vincitore. E questa è colpa della massiccia dose di proporzionale nel sistema di voto. Ma hanno indicato una tendenza molto netta. Il centro è penalizzato. Tutti i partiti centristi sono rimasti ben al di sotto della soglia del 3 per cento. E il Pd si è trovato in mezzo a due contendenti, che gli elettori hanno percepito come i veri competitors.

Non sappiamo se siamo entrati nella Terza Repubblica, ma i lettori ricorderanno che allorché si affermò la Seconda ci furono vittime illustri e, una di queste, fu la Democrazia cristiana. Che, a differenza di quella tedesca, non era un partito di centro- destra, ma un partito che aveva costruito la propria storia tagliando le estreme e governando al centro. Quella centralità fu spazzata via dall’avvento del bipolarismo, il quale, in Italia, come nel resto del mondo, è caratterizzato dalla capacità dei due contendenti principali di intercettare il voto che va dalle ali, più o meno estreme, del sistema politico fino al centro. Chi riesce a tenere insieme la fetta più larga di elettorato tra il centro e i poli, vince le elezioni.

Anche nel voto di domenica gli elettori hanno indicato che il loro schema di gioco è esattamente questo. E, sulla base dell’offerta politica che c’era e nelle condizioni istituzionali e anche politiche di un Paese esasperato e stanco, hanno aperto la strada a un nuovo bipolarismo post- novecentesco, forse anche un po’ post- moderno e forse anche semplicemente un po’ pop. Ma questo è quello che è successo. La coalizione di centrodestra trainata dalla Lega e i Cinquestelle rappresentano questi due poli, che purtroppo, rispecchiano un Paese geo- politicamente spaccato a metà. I Cinquestelle, con il loro successo al Centro- sud, intercettano interessi legati ad una cultura politica statalista, fondata sulla promessa di sussidi, primo fra tutti il reddito di cittadinanza, vagamente comunitarista, pauperista e, se mi si consente il neologismo, “questionemoralista”. Dall’altra parte c’è un partito, la Lega, e una coalizione, che, con sfumature diverse, esprimono, persino all’estremo, una diversa cultura politica, intercettando interessi legati ai ceti produttivi, alla rivolta contro l’oppressione fiscale, all’esigenza della sicurezza. Anche per questo motivo la paventata saldatura tra Lega e Cinquestelle è impensabile. In questo quadro, come insegna la Germania, il junior partner ( la Lega) verrebbe divorato dal senior e soprattutto dovrebbe abdicare alla rappresentanza dei propri elettori, azionisti degli interessi che ho detto. Questo è il nuovo bipolarismo.

 

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 width=Giovanni Guzzetta, Avvocato, Professore di Diritto costituzionale, è Presidente del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme della Repubblica di San Marino e componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Dirige un master di II livello in Processi decisionali, lobbying e disciplina anticorruzione in Italia e in Europa. E’ stato protagonista di impegno civile per la riforma delle leggi elettorali e delle riforme istituzionali, guidando diversi comitati referendari.
Ha un’intensa attività pubblicistica; da ultimo: Italia. Ultima Chiamata, Rizzoli 2008; La contaminazione costituzionale del diritto europeo, Giappichelli, 2015; Italia. Si cambia. Rubbettino 2016.

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