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E-cig: tra storia, innovazione e regolamentazione

È finta, ma’… guarda, ha pure la luce”. Più o meno con queste parole entra in scena Salvatore Conte, personaggio interpretato da Marco Palvetti nella fortunata serie tv “Gomorra” del 2014. Nella scena, Conte si riferisce alla sigaretta elettronica, nel tentativo di spiegare alla madre, appunto, che non sta fumando una sigaretta tradizionale.

Le radici del vapore

In Italia, la sigaretta elettronica (e-cig, per amor di precisione) è oramai diventata prodotto ben noto, così come i suoi “gusti” (in caso ve lo steste chiedendo: sì, esiste il gusto “Gomorra”). Nel Belpaese se ne è cominciato a parlare nel 2008, un paio di anni dopo l’introduzione in Europa e negli States e cinque anni dopo la sua commercializzazione “ufficiale” a Pechino. Ma se la sigaretta tradizionale – o meglio, l’abitudine di inalare il fumo prodotto dalle foglie di tabacco combusto – affonda le proprie origini molto indietro nei secoli, le e-cig sono decisamente più giovani. Certo, ha comunque quasi 100 anni: un primo dispositivo con il nome di “vaporizzatore” fu brevettato già nel 1927, a New York, anche se non ebbe molto successo dati i limiti tecnologici del periodo. Saltando in avanti di circa 40 anni, fu Herbert A. Gilbert, anch’egli americano, a brevettare la sua “sigaretta senza fumo e senza tabacco”, tra il 1963 e il 1965. Alla base dell’idea di Gilbert c’era una batteria capace di riscaldare una componente liquida, fino a farla appunto evaporare.

Il successo della sigaretta elettronica

Ma neppure Gilbert ebbe successo, fondamentalmente perché all’epoca non c’era ancora un vero interesse nel trovare un’alternativa alla sigaretta tradizionale. Bisognerà aspettare il 2003 per vedere – complice la diffusione delle batterie a litio – la società cinese Golden Dragon mettere sul mercato la sigaretta elettronica con il marchio Ruyan (letteralmente “simile al fumo”). Oggi, le e-cig fanno parte di quella gamma di prodotti a rischio ridotto che possono essere considerati utili nella lotta al tabagismo, ossia il contrasto al consumo di tabacco. Parliamo del resto di un prodotto totalmente privo di tabacco e che può anche essere abbinato a liquidi o cartucce non contenenti nicotina.

Le sfide regolatorie

Quando comincia a diffondersi una novità, si arriva prima o poi a doversi porre sempre il medesimo problema, ossia quello legato alla regolamentazione. Lo stiamo vedendo con l’Intelligenza Artificiale, che ha bisogno di norme certe e applicabili. Ma le norme hanno anche bisogno di essere adeguate al nuovo che avanza: immaginate cosa accadrebbe se il Regno Unito si fosse fermato al Locomotive Act del 1861, secondo cui il limite di velocità per le automobili doveva essere fissato a circa 16 km/h. Tornando alle sigarette tradizioni e alle sigarette elettroniche, anche in questo caso il legislatore ha dovuto adeguare la normativa ai nuovi prodotti. Un esempio su tutti: l’avvento dell’e-commerce, in altre parole la vendita online, ha obbligato il legislatore a rivedere la normativa. Ad esempio, in Italia vige il divieto di vendita online di tabacco ma è possibile acquistare i prodotti liquidi da inalazione da associare alle e-cig, oltre alla e-cig stessa. Ciononostante, il contesto rimane incerto visto che con la legge delega per la riforma fiscale del 9 agosto 2023 è stato dato mandato al Governo di prevedere il divieto di vendita online dei prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide contenenti nicotina. 

E dunque l’innovazione tecnologica corre molto spesso più veloce della legislazione. L’e-cig, emblema di modernità e di tentativo di ridurre i danni del tabagismo, ne è un esempio lampante. In questo caso, la sfida rimane quella di trovare un equilibrio tra innovazione, libera scelta dei consumatori e protezione della salute pubblica. Un compito certamente non facile ma senz’altro necessario per un futuro più consapevole.

Luigi Santoro

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