Lobbying, al di là dei luoghi comuni
Alla Sala Stampa della Camera dei Deputati ieri, martedì 18 settembre, si è parlato di “lobby” e l’occasione è stata la presentazione del libro di Antonio De Lucia che, come svela il titolo – Lobbying, aziende e pubblica amministrazione – affronta proprio questo tema.
L’autore, esperto in materia di Economia e Regolazione delle Amministrazioni Pubbliche dopo aver approfondito il fenomeno del lobbying in Italia e, soprattutto all’estero, ha sentito l’esigenza di fare chiarezza su una realtà che nel nostro Paese è ancora poco conosciuta e oggetto di perplessità e pregiudizi.
In linea dunque con le intenzioni alla base del libro – raccontare la realtà delle lobby in modo chiaro e senza dietrologie – Andrea Morbelli, partner e responsabile Public Affairs Open Gate Italia, ha introdotto il testo, spiegando, sulla base della sua personale esperienza di lobbista, quali vantaggi deriverebbero da una regolamentazione del settore. Per citare Morbelli e andare subito al punto: “La regolamentazione delle lobby comporterebbe nell’immediato due conseguenze. La prima: una netta diminuzione della corruzione in Italia; la seconda: una crescita dell’efficienza sia nell’ambito della Pubblica Amministrazione, sia in quello privato”. Oltre al fatto che una regolamentazione del settore implicherebbe una maggiore equità del decisore che sarebbe obbligato a giustificare ogni presa di posizione sulla base di tutte le istanze presentate dai portatori di interesse. Inoltre, a questo sarebbe opportuno aggiungere l’obbligo di effettuare l’analisi di impatto per tutte le leggi promulgate, per capirne le reali conseguenze sul mercato e sullo specifico settore di riferimento. Ed in effetti il discorso fila, se si pensa che negli Stati Uniti e nel mondo Anglosassone il settore delle lobby rappresenta una vera e propria risorsa, non solo in termini economici, ma anche perché costituisce un’ulteriore garanzia alla trasparenza dell’intero sistema. Del resto, la stessa Unione Europea, di cui l’Italia è tra i paesi fondatori, ha regolamentato il comparto lobby, a partire dall’istituzione del registro della trasparenza.
La regolamentazione delle lobby, dunque, determinerebbe un vantaggio non solo del privato ma dell’intero sistema. D’altronde, come ha affermato Morbelli, con una punta di ironia: “Bisogna distinguere la figura del lobbista o portatore di interesse da quella del faccendiere e dell’avvocato. Perché il lobbysta è un portatore di contenuti, una figura capace di dar forza a tali contenuti e in grado di comunicarli ad una filiera di soggetti e istituzioni diversi tra loro, creando nuove possibilità per l’intera economia di un paese. In più il lobbista, a differenza dell’avvocato, che fa solo gli interessi dell’azienda per cui lavora, per rapportarsi con le Istituzioni deve sempre far coincidere l’interesse del singolo con quello pubblico”
Ad aggravare la situazione in Italia c’è anche l’assenza di una regolamentazione unica, colmata, in alcuni casi da singoli interventi, che hanno avuto come risultato quello di complicare ulteriormente il sistema, compromettendone l’uniformità in ambito legislativo. E allora c’è da dire che quest’incontro si è rivelato estremamente positivo, nella misura in cui anche le due Deputate sedute al tavolo, l’On. Maria Tripoti e l’On. Annagrazia Calabria, si sono dette più che d’accordo con quanto affermato nel volume e con la necessità impellente di elaborare una regolamentazione della materia. L’incontro si è concluso, infatti, con la promessa da parte dell’On. Calabria, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali, di affrontare la questione in sede istituzionale.
Ludovica Palmieri