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I principali fatti dal mondo della politica
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Settimana
16/23
SET

I fatti salienti della settimana

Settimana Politica n. 38/22

19 – 23 settembre

I partiti chiudono la campagna elettorale

A due giorni dal voto, le forze politiche chiudono le proprie campagne elettorali nelle piazze di Roma.

I primi sono i partiti di centrodestra, che si presentano uniti – come non accadeva da oltre due anni – a Piazza del Popolo nel pomeriggio di giovedì. I quattro leader (Meloni, Salvini, Berlusconi e Lupi) accantonano per qualche ora le numerose divergenze emerse in queste settimane di campagna elettorale, mostrandosi compatti e certi della vittoria nelle urne.

Per la Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Melonicostruiremo un governo saldo, coeso, con un forte mandato popolare che durerà in carica per 5 anni”, seguita dal Segretario leghista Salvini (“governare bene e insieme per 5 anni”). Il centrodestra è la maggioranza vera del Paese” secondo Berlusconi, Paese che “non vuole essere governato dalla sinistra”.

Venerdì tocca agli altri partiti principali: il MoVimento 5 Stelle si radunerà a Piazza Santi Apostoli, il Terzo Polo al Gianicolo, mentre il Partito democratico ha scelto Piazza del Popolo, come il centrodestra.

Bollette, reddito di cittadinanza e riforma costituzionale: le ultime battute

A pochi giorni dal voto, il confronto sui temi principali di questa campagna elettorale si fa sempre più acceso.

Dal palco di Piazza del Popolo, Giorgia Meloni ribadisce con forza la volontà di riformare la Costituzione: “faremo una riforma in senso presidenziale delle istituzioni italiane, e saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano. Ma se gli italiani ci daranno i numeri lo faremo comunque”. La attacca il Segretario dem Letta: “la moderata Meloni annuncia che cambieranno la Costituzione anche da soli. Il voto del 25 settembre glielo impedirà. La Costituzione è nata dalla resistenza e dall’antifascismo e non si tocca”.

Duro il confronto anche sul reddito di cittadinanza, che il leader del M5S Conte difende con forza, pur negando che il MoVimento sia “il partito del sud e del reddito di cittadinanza”; il centrodestra è diviso tra chi vorrebbe eliminarlo del tutto (FdI) e chi ritiene necessaria una profonda revisione (Lega e FI); posizione, quest’ultima, condivisa anche dal Terzo Polo, da dove arriva il duro attacco di Matteo Renzi al Presidente dei 5 Stelle: “si dovrebbe vergognare, Conte fa voto di scambio con i soldi degli italiani. Il reddito di cittadinanza non toglie dalla povertà, ma condanna alla povertà”.

Meno marcate le differenze delle forze politiche sul caro energia e sull’esigenza di introdurre misure per arginare il costo delle bollette, considerate urgenti e necessarie. Sul tema rimangono però distanti le posizioni nel centrodestra in merito ad uno scostamento di bilancio, intervento su cui spinge Salvini (“chi chiede tempo, FdI come Pd, sbaglia”), ma che secondo Meloni “non è la soluzione”.

Putin e Orbán, il Centrodestra cambia idea (o quasi)

Dopo il voto del Parlamento UE sull’Ungheria e gli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina, torna in primo piano in campagna elettorale anche il tema della collocazione internazionale dell’Italia e delle sanzioni alla Russia.

Nel centrodestra, Meloni ribadisce l’appoggio di FdI all’invio di armi all’Ucraina e prende le distanze dal Presidente ungherese Orbán, con il quale “non sono d’accordo su tante cose, soprattutto sulla politica estera e sulla questione dell’Ucraina”. Anche Salvini assicura che l’Italia “non cambierà collocazione internazionale, siamo e rimarremo nella famiglia dei Paesi liberi e democratici” e prende nettamente le distanze Putin, dichiarando di aver cambiato idea sul Presidente russo “perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro paese, tutto cambia”. Più complessa la posizione dei due partiti sulle sanzioni alla Russia: scettica la Lega, mentre FdI, pur rimanendo a favore, si allinea all’alleato invocando il sostegno dell’Europa verso “chi, per sostenerle, sta soffrendo la crisi”.

Sempre nel centrodestra, fanno discutere le dichiarazioni di Berlusconi, secondo il quale Putin “è stato spintoad avviare la sua “operazione speciale”, il cui obiettivo era “sostituire Zelensky con un governo di persone per bene”. Le parole del leader forzista scatenano dure reazioni, con Carlo Calenda che attacca la coalizione: “il governo Meloni-Berlusconi-Salvini non è una garanzia per le alleanze internazionali. L’unica garanzia di fedeltà ai nostri alleati e ai valori dell’Occidente è andare avanti con Mario Draghi”.

Incursioni estere in campagna elettorale

Nell’ultima settimana è aumentata esponenzialmente l’attenzione delle cancellerie europee nei confronti del voto italiano.

Dalla Germania, dove il Segretario del Pd Letta ha incontrato il cancelliere Olaf Scholz, è arrivato il chiaro endorsement dell’Spd – per bocca del segretario Lars Klingbeil – al Partito democratico: “Sarebbe davvero un segnale importante se Enrico Letta potesse vincere e non Meloni, che, come partito post-fascista, porterebbe l’Italia in una direzione sbagliata”. Replica duramente Giorgia Meloni (Letta “ha barattato l’endorsement al Pd della Spd con l’interesse nazionale”), e critici nei confronti dell’intervento del segretario dell’Spd sono anche Conte (“La nostra democrazia non è in pericolo ed è arrogante da parte di qualche forza politica ergersi a garante delle patenti di legittimità democratica”) e Renzi (“Certi endorsement possono essere controproducenti”).

Anche il centrodestra riceve il proprio endorsement internazionale, questa volta dalla Francia: Matteo Salvini rende noto di aver ricevuto un “messaggio affettuosoda Marine Le Pen, con il quale la dalla Presidente del Rassemblement National augura al leader leghista “Buona fortuna Matteo” Ancora e sempre con te!”. Dall’Università americana di Princeton interviene la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, smorzando le preoccupazioni – sollevate da più parti in Europa – di una vittoria del centrodestra: “se le cose andranno in una situazione difficile, come nel caso di Polonia e Ungheria, abbiamo gli strumenti. Noi lavoriamo con qualunque governo democratico sia disposto a lavorare con noi”.

Guerra in Ucraina, le mosse di Putin: mobilitazione e referendum

In un durissimo discorso, il Presidente russo Vladimir Putin attacca l’Occidente, minacciando l’escalation nucleare nel conflitto in Ucraina e annunciando un impegno bellico “molto più consistente, con la “mobilitazione parziale” di 300mila riservisti. Nel Paese aumentano le manifestazioni di protesta e gli arresti, mentre chi può scappa all’estero (soprattutto in Turchia) per sfuggire all’obbligo di arruolarsi.

Intanto, dal 23 al 27 settembre si terrà, nelle regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, un referendum per l’annessione di tali territori. La comunità internazionale anticipa che non riconoscerà l’esito della consultazione, definita una “farsa”.

In Italia sono molto dure le reazioni al discorso di Putin e all’indizione dei referendum. Meloni definisce quella del Presidente russo una mossa “abbastanza disperata, elogia la “straordinaria resistenza di un popolo che difende la sua sovranità e libertà” e attacca i referendum: “farsa per annettere i territori ucraini liberati”. Sulla stessa linea Matteo Salvini, secondo il quale la decisione di Putin “non è una buona notizia” e dovranno essere gli ucraini a decidere “come e quando tornare a dialogare” con la Russia, anche se il Segretario leghista si augura che ciò accada “tra un mese non tra un anno”.

Che la mossa di Putin denoti la situazione di difficoltà in cui versa la Russia ne sono convinti anche Antonio Tajani (FI) e il Presidente pentastellato Conte, il quale ribadisce però il rischio escalation (“la debolezza può sfociare in disperazione e oggi il rischio mi sembra aumentato”).

L’ONU attacca Mosca

Da New York, dove si tiene la 77esima Assemblea generale dell’ONU, emergono durissime accuse nei confronti delle nuove misure adottate e minacciate da Putin. Il Presidente statunitense Joe Biden accusa la Russia di aver “violato i principi della Carta Onu, invadendo un suo vicino con l’obiettivo di toglierlo dalla mappa” e definisce le dichiarazioni di Putin sull’escalation nucleare “irresponsabili”.

Quasi unanime la condanna dei referendum, mentre il Presidente ucraino Zelensky, intervenuto in videocollegamento, chiede all’ONU di togliere alla Russia il diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza.

Prende le distanze dalla Russia anche la Cina, sino ad oggi cauta sul conflitto in Ucraina. Per il Ministro degli esteri di Pechino “la priorità immediata è la fine della guerra. La Cina non starà a guardare né aggiungerà benzina sul fuoco”.

Interviene anche il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi – che riceve il premio Statista dell’anno: “I referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza”, e le sanzioni “hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia”.

Sciarra nuova Presidente della Corte costituzionale

Silvana Sciarra è la nuova Presidente della Corte costituzionale. Giuslavorista, 74 anni, Sciarra succede a Giuliano Amato – di cui è  stata vicepresidente – al vertice della Consulta. Il mandato scadrà a novembre del 2023.

Venerdì 16 settembre, ore 14:30

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