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I principali fatti dal mondo della politica
Focus
Settimana
06/10
Feb

I fatti salienti della settimana

Settimana Politica n. 5/2023

6 – 10 febbraio

Zelensky a Bruxelles, incontro con Meloni

In visita a Bruxelles, tappa della più ampia missione in diversi Paesi UE, alla vigilia del Consiglio europeo, il Presidente ucraino Zelensky ha parlato alla plenaria del Parlamento europeo, ringraziando gli Stati membri dell’Unione per il supporto che il suo Paese sta ricevendo ma chiedendo anche più “armi e aiuti finanziari per “essere al passo con l’aggressore” e una accelerazione del processo di adesione dell’Ucraina all’UE, da avviare “quest’anno”.

A margine del proprio intervento, Zelensky ha avuto un breve incontro (si parla di 10 o 15 minuti) con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla quale il Presidente ucraino ha espresso la “forte gratitudine per l’impegno di Roma”. La premier ha ribadito il sostegno italiano all’Ucraina e fatto cenno alla visita a Kiev che Meloni potrebbe effettuare prima del 24 febbraio.

Nuove tensioni Italia-Francia sull’Ucraina

La visita di Zelensky in Europa riaccende le (mai del tutto sopite) tensioni tra l’Italia e la Francia, e nello specifico tra Meloni e il Presidente francese Macron. A provocare lo scontro sono l’invito di Zelensky a Parigi (il giorno prima della tappa a Bruxelles) e l’incontro tra il Presidente ucraino, quello francese e il cancelliere tedesco Scholz, dal quale la Presidente del Consiglio si è sentita tagliata fuori.

Per Meloni l’invito a Parigi è stato “inopportuno”, perchè “la nostra forza in questa vicenda è l’unità e la compattezza” e accusa Macron di aver agito per interessi nazionali (“Capisco che tra scioperi e pensioni, Macron debba pensare alla propria opinione pubblica. Ma ci sono momenti in cui farlo rischia di andare a discapito della causa: questo mi pare fosse uno di quei casi”). Nel replicare, il capo dell’Eliseo rimarca il “ruolo particolare che Germania e Francia hanno da otto anni sull’Ucraina”, rivendicando di fatto una posizione di primo piano nel conflitto; posizione in parte confermata dallo stesso Zelensky, il quale ha dichiarato che, con Scholz e Macron, ha deciso “cose che non possiamo annunciare”.

Meloni prova a ricucire lo strappo nel corso della conferenza stampa di venerdì: il rapporto con Macron “non è compromesso, ma quando c’è qualcosa che non va devo dirlo”, perché “anticipare la compattezza” dei 27 dell’Unione “con una riunione a Parigi era politicamente sbagliato”.

Immigrazione e aiuti di Stato al centro del Consiglio europeo

Nonostante la visita di Zelensky abbia occupato una parte importante dell’agenda, nel corso del Consiglio europeo sono stati affrontati anche altri temi centrali, su tutti immigrazione e aiuti di Stato. I 27 leader non sono tuttavia arrivati a prendere decisioni di rilievo.

Riguardo l’immigrazione, i Paesi dell’est chiedevano fondi e autorizzazioni per costruire muri di frontiera, mentre quelli del Mediterraneo (tra cui l’Italia) invocavano decisioni dure contro le navi delle ONG e più aiuto per contrastare gli sbarchi. Sul primo fronte, il Consiglio si è impegnato a chiedere alla Commissione di destinare “immediatamente mezzi e fondi sostanziali” per aiutare i Paesi membri a “rafforzare le capacità e le infrastrutture per la protezione delle frontiere, senza (come era prevedibile) mai citare la possibilità di costruire muri e barriere, mentre sul secondo fronte, pur promettendo una maggiore cooperazione sulle attività di “ricerca e soccorso” in mare, il dibattito viene di fatto rinviato a marzo. A marzo è stata rinviata anche la decisione sull’allentamento delle misure sugli aiuti di Stato, ritenuta da alcuni necessaria per far fronte alle nuove mosse statunitensi.

Una apertura è arrivata sulla possibilità di aumentare la flessibilità nell’utilizzo dei fondi del PNRR, tema molto caro all’Italia: il Consiglio chiederà maggiori flessibilità, pur rimandando le decisioni concrete alle altre istituzioni europee.

In conferenza stampa, la Presidente del Consiglio Meloni si è detta “molto contenta dei risultati ottenuti dall’Italia” e degli “importantissimi passi avanti fatto su alcune materie particolarmente delicate. Il documento prodotto dal vertice Ue “è una grande vittoria per l’Italia, mi ritengo estremamente soddisfatta“.

Lombardia e Lazio al voto

Domenica e lunedì oltre dodici milioni di elettori saranno chiamati alle urne in Lazio e in Lombardia per le elezioni regionali.

Nel Lazio la partita è tra l’attuale assessore alla sanità Alessio D’Amato, sostenuto dalla coalizione di centrosinistra e dal Terzo Polo, l’ex Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, candidato del centrodestra, e la giornalista Donatella Bianchi, candidata per il Movimento 5 Stelle e il Polo progressista.

In Lombardia il Governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra, dovrà vedersela con l’europarlamentare ed ex Assessore alle Politiche sociali di Milano Pierfrancesco Majorino, candidato di centrosinistra e M5S, e con l’ex sindaco di Milano – nonché ex Assessore alla sanità proprio della Giunta Fontana – Letizia Moratti, che, dopo aver rotto l’alleanza con il centrodestra, avrà il supporto del Terzo Polo.

In entrambe le Regioni i sondaggi danno ampiamente in vantaggio i candidati di centrodestra, trainati da Fratelli d’Italia (che dovrebbe confermarsi primo partito del Paese).

La legge elettorale prevede l’elezione diretta del Presidente, in un’unica tornata. Le urne saranno aperte il 12 febbraio (dalle 7:00 alle 23:00) e il 13 febbraio (dalle 7:00 alle 15:00).

La terra trema in Turchia e Siria, oltre 20mila morti

Nella notte tra domenica e lunedì un devastante terremoto ha raso al suolo il sud-est della Turchia e il nord-ovest della Siria provocando oltre 20mila vittime.

Nel pomeriggio di giovedì, il Consiglio dei Ministri, presieduto dal Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, ha approvato il decreto “emergenze” in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza di sei mesi per intervento all’estero e sono stati stanziati 11 milioni di euro per l’attuazione degli interventi urgenti di soccorso e assistenza alla popolazione.

Cospito rimane al 41-bis

Alfredo Cospito dovrà rimanere al regime carcerario del 41-bis. Lo ha deciso il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha respinto l’istanza presentata dall’avvocato dell’anarchico. Nordio si è espresso anche sullo sciopero della fame che Cospito sta portando avanti da oltre 110 giorni: “lo sciopero della fame, forma di protesta tradizionalmente non violenta, nel caso di specie ha assunto un significato assolutamente opposto. La dimostrazione la si trae da una frase pronunciata da Cospito: il corpo è la mia arma”. 

Nel motivare la propria decisione, il Ministro sostiene che “permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti”, e per tale ragione occorre mantenere il 41-bis, che, come noto, ha la funzione di recidere i legami del detenuto con le organizzazioni criminali esterne.

Per il legale dell’anarchico è quasi scontato” che Cospito morirà, dal momento che ha deciso di sospendere lo sciopero della fame “solo quando sarà revocato il 41-bis“.

Venerdì 10 febbraio, ore 17:00