Inizia oggi il G7 “anti-Pechino” che vedrà i sette grandi della terra riuniti a Hiroshima. Sul tavolo, temi quali i semiconduttori e l’intelligenza artificiale, i cambiamenti climatici e gli investimenti nelle infrastrutture nel Sud del mondo, nella logica di una competizione tra grandi potenze in un mondo tripolare. I leader dei Paesi (USA, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada) si dovranno far trovare pronti per affrontare le sfide poste da Cina e Russia. Per quanto riguarda la seconda, gli Usa hanno annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni ma per arginare la potenza bellica di Mosca è altresì necessario contrastare l’aggiramento delle sanzioni da parte di Paesi terzi (tema sul quale l’Ue non ha trovato ancora l’accordo).
Intanto, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel bilaterale avuto con il suo omologo giapponese, Fumio Kishida, ha ribadito la necessità dell’Europa di riprendere il controllo delle proprie industrie strategiche. Il riferimento è al gap accumulato rispetto a Pechino su tutta la tecnologia che è alla base della transizione energetica, un ritardo per la Commissione europea “ancora più grande di quello che avevamo rispetto al gas russo”, da correggere al più presto, così come da invertire c’è il flusso commerciale di materiali ad alta tecnologia utili al riarmo cinese: anche in questo caso Meloni e Kishida sono pienamente d’accordo e ne discuteranno con gli altri leader. “Non si può più vendere materiale high tech a Pechino che potrà ritorcersi contro l’Occidente”, è la conclusione condivisa dai due premier.
Centrodestra in vantaggio per 4-2 al termine del primo turno delle Comunali. È tempo di bilanci, anche se conosceremo il risultato finale di questo round elettorale solo tra due settimane, quando si terranno i ballottaggi nelle altre sette città capoluogo di provincia in cui si è votato.
Il centrodestra ha, ad oggi, vinto a Sondrio, Treviso, latina e Imperia, mentre il centrosinistra a trazione PD si è confermata a Brescia e Teramo. Un’importante partita si gioca ad Ancona, storicamente “fortino rosso” che fa gola al centrodestra (non a caso la Meloni ha visitato la città due volte). Lo stesso centrodestra che, tra l’altro, ha mancato per un soffio il poker, non riuscendo a riconfermarsi a Pisa per una manciata di voti. Soddisfatti Giorgia Meloni e Matteo Salvini: la Premier ha dichiarato: “il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani“, mentre il leader del Carroccio si è detto soddisfatto della crescita della Lega in tutta Italia. Ottimismo anche nelle parole della Segretaria Dem, Elly Schlein: “siamo molto soddisfatti dell’esito del primo turno […] guardiamo con grande ottimismo al secondo”.
Ad ogni modo, dichiarazioni a parte, due dati generali emergono da queste elezioni: il primo è quello relativo all’astensionismo: ha votato il 59% degli aventi diritto contro il 62% di cinque anni fa. Il secondo, invece, mostra come “l’effetto Schlein” non si sia ancora dispiegato mentre, al contrario, “l’effetto Meloni”, a otto mesi dalle Politiche, non si è ancora attenuato.
Al Vertice del Consiglio d’Europa di Reykjavík la premier Giorgia Meloni ha parlato di Ucraina, di tecnologia e di nuove sfide. Dopo gli elogi al popolo ucraino che “con la sua eroica reazione all’invasione […] sta difendendo i valori fondanti dell’identità europea”, la Meloni ha annunciato che l’Italia aderisce all’accordo per istituire il Registro dei Danni causati dalla guerra, “perché non vi sia impunità”. Poi “le nuove sfide della nostra epoca”, come “ingegneria genetica, intelligenza artificiale o le questioni bioetiche” poste dall’avanzamento di scienza e tecnologica, a cui bisogna prestare attenzione, evitando “zone franche senza regole”
Al summit europeo c’è stata anche occasione per distendere il clima con la Francia: dopo le tensioni causate dalle parole del ministro dell’interno Darmanin prima e dell’eurodeputato Séjourné poi, è arrivata infatti la mano tesa di Emmanuel Macron: “l’Italia non può essere lasciata sola davanti alla pressione dei flussi migratori” ha dichiarato il Presidente francese, auspicando poi “solidarietà europea” e “soluzioni comuni”.
Se i nostri vicini (Francia e Spagna) devono affrontare l’emergenza siccità, in Italia si fanno i conti con l’alluvione che ha colpito l’Emilia- Romagna. Tredici morti, un disperso, migliaia di sfollati, 24 comuni allagati, 20 mila persone senza elettricità e molte anche senza acqua potabile; è questo il bilancio provvisorio della pioggia che ha colpito la Regione.
Il Governo ha convocato per martedì 23 maggio un Consiglio dei ministri dove si prenderanno i primi provvedimenti urgenti. L’ordine del giorno vedrà, tra le altre misure, un decreto-legge con i primi stanziamenti e con la sospensione o proroga dei termini fiscali, contributivi, giudiziari e di altro tipo. Al termine del Cdm il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i ministri aventi a vario titolo competenza per l’emergenza, incontrerà il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini con i rappresentati dei territori colpiti dall’alluvione.
Non sono mancate le polemiche per il ritardo relativo alla convocazione del Cdm; il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha tenuto a specificare che “in questo momento il danno è incalcolabile, lo dicono tutti” e che “non è possibile calcolarlo ora, perché l’evento è in corso. Lo potremo calcolare nei prossimi giorni, fotografando i danni emergenti per programmare degli investimenti”
Azione e Italia Viva sono più distanti che mai. Entrambi i lati della barricata sono ben consapevoli del fatto che la rottura, anche in Parlamento, è inevitabile. “Con Renzi ho già dato”, è stato il laconico commento di Calenda; resta il fatto che Azione, al Senato, non ha i numeri per costituire un gruppo autonomo e finirebbe per confluire nel Misto; al contrario Itala Viva, con il recente ingresso di Enrico Borghi, dispone del numero minimo di Senatori per proseguire da sola. Ma tra le file della compagine di Renzi non tutti sono favorevoli ad una rottura totale: Luigi Marattin ha dichiarato, a mezzo tweet, che “rompere i gruppi unitari sarebbe un tragico errore”.
Alla Camera la situazione è più stabile, entrambe le parti dovrebbero essere in grado, con le deroghe, di costituire gruppi autonomi; ad ogni modo, è attesa per martedì 23 l’assemblea a Palazzo Montecitorio con, di fatto, un unico argomento all’ordine del giorno: lo scioglimento del gruppo.
La Camera ha dato il via libera al DL Ponte. L’esame del provvedimento passa ora al Senato con Matteo Salvini che esulta: “dopo cinquant’anni di chiacchiere, si passa finalmente ai fatti per unire e modernizzare il Paese”. Soddisfazione anche da parte del Sottosegretario Morelli che ha sottolineato come l’opera creerà 100 mila posti di lavoro. Non dello stesso avviso le opposizioni: secondo Chiara Braga, Capogruppo PD alla Camera, il ponte “non risolve nessuno dei problemi di collegamento e sviluppo della Sicilia e dell’Italia”.
Avanti anche con il DL Bollette, dopo un “inciampo” che ha portato al (breve) rinvio in Commissione. Anche in questo caso critiche da parte delle opposizioni, che accusano il provvedimento di “confusione e mancanza di politica”, mentre Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha dichiarato che “sostenere concretamente famiglie e imprese è la priorità del governo Meloni. Dopo il taglio del cuneo fiscale, grazie al decreto bollette viene favorita la capacità produttiva degli imprenditori e vengono aiutati i nuclei familiari che faticano a pagare le bollette a causa del caro energia”. Toccherà ora al Senato approvare definitivamente il DL.
Venerdì 19 maggio, ore 17.00