Weekly Pills
I fatti salienti della settimana
16 – 20 gennaio
Arrestato Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss stragista (latitante da 30 anni)
Alle ore 8:20 di lunedì 16 gennaio termina, dopo 30 anni, la latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro, arrestato mentre si trova la clinica La Maddalena di Palermo, presso la quale era in cura – sotto falso nome – per un tumore.
L’arresto dell’ultimo boss della stagione delle stragi, avvenuto un giorno dopo l’anniversario di quello di Totò Riina, viene accolto con esultanza e soddisfazione da tutte le forze politiche. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni vola a Palermo per congratularsi con le forze dell’ordine: “Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell’esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua”. Soddisfazione e congratulazioni alle forze dell’ordine vengono espresse anche dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, il quale – prima in un colloquio telefonico con il Ministro dell’interno Piantedosi, poi pubblicamente in occasione dell’apertura del lavori del Consiglio Supremo di Difesa – sottolinea come l’arresto del boss sia “un successo di tutto lo Stato”.
Intercettazioni, si riapre il dibattito
L’arresto di Messina Denaro riaccende il dibattito politico sulle intercettazioni, rivelatesi indispensabili – come dichiarato dalle forze dell’ordine – per l’individuazione e la cattura del boss.
Il Ministro della giustizia Carlo Nordio, che ha più volte espresso l’intenzione di ridurre drasticamente il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine, assicura che non verranno toccate quelle relative ai reati di mafia e terrorismo, ma ribadisce la necessità di intervenire “radicalmente” sugli “abusi e gli errori delle intercettazioni”, che “finiscono per essere a conoscenza di decine di persone” e portano alla pubblicazione sui giornali di “notizie che diffamano e vulnerano l’onore di privati cittadini”. A sostegno di Nordio interviene il Ministro dell’interno Piantedosi, che sottolinea come “il dibattito è sull’abuso” delle intercettazioni, mentre la loro importanza per i reati gravi “non è mai stata in discussione”.
Sul tema le opposizioni sono divise: profondamente contrari ad un intervento sulle intercettazioni sono il PD e il MoVimento 5 Stelle, mentre a fianco del Ministro si schiera il Terzo Polo, con Calenda che definisce l’intervento di Nordio “interamente condivisibile e rappresenta la linea che Azione e Italia Viva hanno sempre seguito”.
Anche all’interno della maggioranza arrivano però delle prese di distanza rispetto alla linea tracciata dal titolare di Via Arenula. La leghista Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia del proprio partito, sostiene che le intercettazioni “non si possano cancellare per i reati di corruzione, che non sono affatto minori”, e il Sottosegretario alla giustizia Delmastro Delle Vedove (FdI) ha esteso il campo in cui mantenere le intercettazioni anche a concussione e peculato.
MEF, Barbieri nuovo Direttore generale del Tesoro
Era nell’aria da mesi, e alla fine è successo: Alessandro Rivera cade vittima dello spoil system ed è costretto ad lasciare, dopo oltre 5 anni, la poltrona di Direttore generale del Tesoro.
La decisione arriva dopo un lungo braccio di ferro tra la Presidente del Consiglio Meloni, cui Rivera era poco gradito, e il Ministro dell’economia Giorgetti, che ha provato fino all’ultimo a far riconfermare il super-dirigente alla guida del Dipartimento più importante di Via XX settembre. Al posto di Rivera il Consiglio dei Ministri ha nominato Riccardo Barbieri, capo economista del MEF e stretto collaboratore del DG uscente.
Nessun avvicendamento invece al vertice della Ragioneria Generale dello Stato, dove viene confermato Biagio Mazzotta, mentre cambiano i Segretari generali del Ministero degli esteri (Riccardo Guariglia) e del Ministero delle imprese e del made in Italy (Benedetto Mineo). Il CdM nomina anche Luigi Maruotti Presidente del Consiglio di Stato, in sostituzione di Franco Frattini, scomparso alcune settimane fa.
Autonomia, il Governo accelera
Il Governo accelera su autonomia e presidenzialismo. In una riunione a Palazzo Chigi, alla quale prendono parte la premier Meloni, i vicepremier Tajani e Salvini e i Ministri Calderoli (Affari regionali), Casellati (Riforme), Fitto (Affari europei, politiche di coesione e PNRR) e Lollobrigida (Agricoltura), viene “definito il percorso tecnico e politico per arrivare, in una delle prossime sedute del Consiglio dei ministri, all’approvazione preliminare del disegno di legge sull’autonomia differenziata” e si stabilisce di “definire il cronoprogramma sullo status di Roma Capitale e sulla riforma in senso presidenziale dello Stato”. Obiettivo del Governo, si legge in una nota di Palazzo Chigi, è quello di “mantenere gli impegni presi con i cittadini nel più breve tempo possibile, col più ampio coinvolgimento del Parlamento e delle forze politiche”.
Intanto la Ministra Casellati avvia gli incontri con le opposizioni sul presidenzialismo, incassando il primo “no” dal Terzo Polo che, tramite il leader Calenda, rilancia il premierato. La prossima settimana sarà il turno di PD, 5 Stelle e Autonomie.
I benzinai confermano lo sciopero
Si conclude con una fumata nera l’incontro tra distributori e Governo tenutosi al Ministero delle imprese: niente revoca dello sciopero, i benzinai si fermeranno il 25 e 26 gennaio per protestare contro i provvedimenti introdotti nel nuovo decreto sulla trasparenza.
Nonostante i passi indietro dell’Esecutivo già nel testo pubblicato in Gazzetta e le diverse aperture del Ministro Urso – soprattutto riguardo le sanzioni (il cui massimale è stato portato da 6mila a 800 euro) e l’obbligo di esposizione dei prezzi –, l’incontro viene definito “deludente” dai rappresentanti dei distributori, che si oppongono in particolare all’esposizione del cartello con il prezzo medio regionale.
Il Parlamento elegge i membri laici del CSM
Fila (quasi) tutto liscio nell’elezione, da parte del Parlamento in seduta comune, dei dieci componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura.
L’accordo tra maggioranza e opposizione (7 componenti alla prima, 3 alla seconda) si rompe sul nome di Giuseppe Valentino, candidato di Fratelli d’Italia ritirato in corsa dal partito dopo la diffusione della notizia di un suo coinvolgimento in un’inchiesta di ‘ndrangheta. Nella giornata di martedì gli eletti sono quindi 9: Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli in quota FdI, Claudia Eccher e Fabio Pinelli in quota Lega, Enrico Aimi in quota FI, Roberto Romboli in quota PD, Michele Papa in quota 5 Stelle ed Ernesto Carbone in quota Azione-IV.
In sostituzione di Valentino il partito di Giorgia Meloni indica Felice Giuffrè, che – non essendo riuscito a raggiungere il quorum martedì, dal momento che alcuni parlamentari avevano già votato per Valentino – viene eletto nella giornata di giovedì, a seguito di una accelerazione determinata da una attività di moral suasion del Quirinale. Il nuovo CSM si insedierà il 24 gennaio al Quirinale.
Venerdì 20 gennaio, ore 18:30