Weekly Pills
I fatti salienti della settimana
27 febbraio – 3 marzo
Schlein nuovo segretario del PD: sconfitto Bonaccini
Con un risultato a sorpresa, Elly Schlein vince le primarie e diventa il nuovo segretario del Partito democratico. Schlein, oggi deputata, ottiene quasi il 54% (587mila voti), contro il 46% (505mila voti) di Stefano Bonaccini, attuale presidente dell’Emilia-Romagna e grande favorito della vigilia.
Il voto di domenica, aperto a tutti i cittadini, ribalta – per la prima volta nella storia delle primarie dem – quello degli iscritti, tenutosi la settimana precedente e nel quale aveva prevalso Bonaccini (53%-47%).
Schlein, che ringrazia Bonaccini “per il confronto alto e rispettoso che abbiamo avuto”, assicura che il PD diventerà “un bel problema per il Governo Meloni”. La Presidente del Consiglio si congratula con la neosegretaria, dichiarando che si aspetterà “una opposizione durissima”.
Il PD vira a sinistra: tra le priorità di Schlein lavoro e ambiente
L’elezione di Schlein, che lavorerà “per l’unità del partito”, sposta con forza il PD verso sinistra, su posizioni più radicali rispetto a quelle delle ultime segreterie. Tra le priorità della nuova segretaria vi sono “il contrasto ad ogni forma di disuguaglianza, il diritto a un lavoro dignitoso e la necessità di affrontare con urgenza l’emergenza climatica”. Ma sono molti i temi cari alla sinistra su cui l’ex Vicepresidente dell’Emilia-Romagna promette di lavorare:
- Lavoro: superamento del Jobs Act e contrasto al precariato “limitando i contratti a termine e rendendo più conveniente il lavoro stabile, abolendo forme precarie come stage extracurriculari”, regolamentazione dei lavoratori delle piattaforme, introduzione del salario minimo e “miglioramento” del reddito di cittadinanza, che “non va abolito”.
- Ambiente e cambiamento climatico: maggiori investimenti sulle rinnovabili, sul risparmio energetico e sulle comunità energetiche e varo di un “piano fiscale eco-friendly” che azzeri progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi e leghi le imposte indirette alle emissioni di CO2; contraria al nucleare.
- Sanità: maggiore sostegno al sistema sanitario nazionale in termini sia di personale che di risorse e sviluppo di “una sanità sempre più territoriale e domiciliare”.
- Immigrazione: favorevole ai soccorsi in mare, Schlein ritiene che il tema vada affrontato a livello UE, con una revisione del trattato di Dublino, l’applicazione del principio di solidarietà tra Stati e di equa distribuzione dei migranti e una nuova missione umanitaria europea per il soccorso in mare.
- Fisco: favorevole all’introduzione di una tassa patrimoniale (“il tema dei grandi patrimoni deve essere affrontato in un’ottica redistributiva”), partendo “dall’allineamento della tassa sulle donazioni e sulle successioni” al livello degli altri Paesi UE.
- Diritti: il programma di Schlein prevede una forte attenzione sui diritti civili, tema molto caro alla nuova segretaria, che si batterà “per una legge contro l’omobilesbotransfobia, l’abilismo e il sessismo”, per il matrimonio “aperto a tutte e tutti, con pieno riconoscimento delle famiglie omogenitoriali”; in materia di cittadinanza è favorevole allo ius soli, “perché la cittadinanza non sia riconosciuta per sangue”.
- Ucraina: favorevole all’invio di armi ma contraria all’aumento della spesa per armamenti.
- Autonomia: contraria al progetto di riforma presentato da Calderoli, per Schlein la legge dovrebbe distinguere in maniera chiara e univoca le competenze dello Stato e quelle delle Regioni.
Le reazioni a sinistra: la frattura nel PD e il riavvicinamento ai 5 Stelle
La svolta a sinistra del PD avrà, nel breve-medio periodo, delle ripercussioni sul partito, sia a livello interno che in tema di alleanze.
Schlein è stata sostenuta da diversi big del partito – tra cui Franceschini, Orlando, Bettini, Boccia, Zingaretti e Misiani – e dai leader di Articolo 1 (Bersani e Speranza), ma la sua elezione ha lasciato insoddisfatti molti esponenti di primo piano schieratisi con Bonaccini: l’ex Ministro della difesa Guerini, le capogruppo Malpezzi e Serracchiani, Fassino, Lotti, Tinagli, i Governatori Emiliano e De Luca e i sindaci Nardella (Firenze), Gori (Bergamo), Ricci (Pesaro), Lorusso (Torino) e Decaro (Bari).
Alcuni di questi potrebbero decidere di abbandonare il partito, perché distanti dalle idee della nuova segretaria. Decisione che è stata già presa dall’ex Ministro Beppe Fioroni, che lascia il PD perché “Schlein ha in mente un partito di sinistra-sinistra mentre io avevo fondato un partito di centrosinistra” ed è “evidente lo stato di progressiva emarginazione dei popolari e dell’area cattolico-democratica all’interno del PD”. Dubbi sulla linea che adotterà Schlein sono stati sollevati anche da Gori e Nardella, mentre le capogruppo Serracchiani e Malpezzi, che hanno rimesso il proprio mandato nelle mani di Schlein, potrebbero essere sostituite (in pole ci sarebbero Boccia per il Palazzo Madama, Braga e Gribaudo per Montecitorio), e anche l’eurodeputato Brando Benifei potrebbe lasciare il proprio ruolo di capodelegazione del PD a Bruxelles.
Se da un lato l’elezione di Schlein potrebbe portare ad una scissione all’interno del partito, dall’altro è quasi scontato un riavvicinamento con il MoVimento 5 Stelle, già prospettato sia dalla neosegretaria che dal leader pentastellato Conte, sentitisi telefonicamente per pianificare una “opposizione comune”. L’ex Presidente del Consiglio, che ha salutato “con favore la novità che si è verificata in casa PD”, auspica “di poter aver col nuovo vertice un dialogo, ne siamo convinti, di poterci misurare sugli obiettivi concreti”.
Sul lato opposto dell’opposizione, il Terzo Polo saluta la vittoria di Schlein come l’avvio di “una stagione molto interessante per i riformisti”, con Italia Viva e Azione che puntano ad attirare “chi continua ad avere delle idee riformiste sulla giustizia, sul lavoro, la cultura, il sociale”. In tale ottica, Renzi e Calenda annunciano una accelerazione nella creazione del partito unico, da mettere “in piedi prima della campagna elettorale per le Europee 2024”.
Naufragio di Crotone, polemica su Piantedosi
Ennesima tragedia in mare, questa volta a pochi metri dalle rive della spiaggia di Crotone, dove nella notte tra sabato e domenica un barcone di migranti naufraga facendo quasi 70 vittime.
Attorno alla vicenda scoppia subito una polemica, da un lato sul mancato soccorso all’imbarcazione nonostante le condizioni del mare (sul quale indagherà la magistratura), dall’altro per le parole pronunciate dal Ministro dell’interno Piantedosi, secondo il quale “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli. Bisogna chiedersi cosa fare per il proprio Paese prima di abbandonarlo”.
Durissima la reazione delle opposizioni, che invocano in blocco le dimissioni del Ministro e minacciano una mozione di sfiducia. Per la neosegretaria del PD Schlein, Piantedosi ha usato “parole indegne e disumane, inadeguate al suo ruolo”.
La maggioranza fa quadrato attorno al Ministro e accusa le opposizioni di “strumentalizzare” la tragedia. La Presidente del Consiglio assicura che “il Governo è impegnato a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza” e critica “chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole”. Meloni scrive alle Istituzioni europee, richiamando la responsabilità dell’UE e invocando azioni “rapide e concrete” e una “politica comune sui rifugiati”, canali di ingresso legali e risorse per i Paesi di origine e di transito. Il tema, assicurano da Bruxelles, sarà affrontato nel corso del Consiglio europeo del 23-24 marzo.
A richiamare le responsabilità dell’Unione europea è anche il Presidente della Repubblica Mattarella, recatosi in visita sul luogo della tragedia, che sollecita “un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti” e ritiene “indispensabile che l’Ue assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie”.
Covid, indagine per la mancata zona rossa di Bergamo
Niente zona rossa, niente piano influenzale pandemico (che pure esiste dal 2006). La procura di Bergamo ha messo nero su bianco i temi che hanno portato all’indagine sulla gestione della pandemia nel bergamasco tra febbraio e aprile 2020, in cui sono convolti molti importanti esponenti delle Istituzioni che avevano allora ruoli di primissimo piano, tra cui l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex Ministro della salute Roberto Speranza, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex Assessore lombardo al welfare Giulio Gallera, il direttore dell’ISS Silvio Brusaferro, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell’allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo e l’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Il procuratore Antonio Chiappani parla di “insufficiente valutazione del rischio” e aggiunge che “non potevamo chiudere con una archiviazione di fronte a migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che potevano essere evitati”. Tra i reati contestati vi sono quelli di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e falso.
Non ci sta Attilio Fontana, che ha definito “vergognoso” che una persona sentita come informata dei fatti scopra dai giornali di essere diventata un indagato e al quale si imputa la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, mentre all’allora Capo del Governo Conte – che si dice “sicuro di aver agito al meglio” – si contesta l’aver proposto misure esclusivamente integrative, nonostante l’ulteriore aumento del contagio. L’allora direttore dell’ISS Brusaferro è accusato invece di aver proposto “azioni alternative” in luogo dell’applicazione del piano pandemico esistente.
Bandiere del Senato a mezz’asta: è scomparso Bruno Astorre
Un fulmine a ciel sereno, che ha sconvolto il mondo della politica e non solo. Alle 12.50 circa di venerdì 3 marzo, il senatore del PD Bruno Astorre è deceduto a Palazzo Cenci gettandosi dalla finestra del proprio studio. La Procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, ma l’ipotesi più probabile è quella di un gesto volontario.
Cordoglio unanime del mondo politico. Elly Schlein, neosegretaria dem, ha espresso la vicinanza sua e della comunità dem alla moglie di Astorre, Francesca Sbardella, sindaca di Frascati. Enrico Letta si è detto “attonito e senza parole”, “sconvolti” il sindaco Gualtieri e il commissario europeo Gentiloni. Anche la Presidente del Consiglio Meloni e i Ministri hanno espresso il proprio dispiacere e le proprie condoglianze alla moglie e alla famiglia del Senatore, “un amico e un avversario politico leale”, come lo ha definito il Ministro Lollobrigida.
Stop alle auto inquinanti, l’UE rinvia il voto
Il Consiglio dell’Unione europea rinvia “a data da destinarsi” il voto sullo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035. A pesare, oltre la contrarietà di Italia, Polonia e Bulgaria, è soprattutto la posizione della Germania, che spinge per l’introduzione di una disciplina differenze per i biocarburanti.
Soddisfatto il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, secondo il quale “il nuovo rinvio sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta. L’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali, evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”.
Mario Sechi nuovo Capo Ufficio Stampa di Palazzo Chigi
Mario Sechi è il nuovo Capo Ufficio Stampa e relazioni con i media di Palazzo Chigi. La nomina, nell’aria da metà febbraio, è stata ufficializzata a inizio marzo e sarà effettiva da lunedì 6 marzo.
Sardo, 55 anni, Sechi è Direttore dell’Agenzia AGI da luglio 2019; giornalista da inizio anni ’90, in questi 30 anni è stato direttore dell’Unione Sarda, di Panorama e de Il Tempo, oltre che vicedirettore de Il Giornale. Avvicinatosi alla politica con Monti, nel 2013 si era candidato al Senato senza risultare eletto.
Per un Capo Ufficio Stampa che entra a Palazzo Chigi, due portavoce escono dai Ministeri: nell’ultima settimana si sono infatti dimessi Giovanni Sallusti, portavoce del Ministro dell’istruzione Valditara, e Marina Nalesso, portavoce del Ministro della cultura Sangiuliano.
Venerdì 3 marzo, ore 19:00