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I principali fatti dal mondo della politica
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Settimana
30/03
Feb

I fatti salienti della settimana

Settimana Politica n. 4/2023

30 gennaio – 3 febbraio

Autonomia differenziata, il Consiglio dei Ministri approva il DDL Calderoli

Il Consiglio dei Ministri di giovedì 2 febbraio ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata predisposto dal Ministro per gli affari regionali, il leghista Roberto Calderoli. Il testo del ddl definisce i “principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e “le modalità procedurali di approvazione delle intese” tra lo Stato e le Regioni, e contiene il cronoprogramma dei prossimi mesi per l’attuazione della riforma.

L’autonomia differenziata consiste nella possibilità, per ogni Regione, di chiedere allo Stato nuove competenze, insieme alle risorse “umane, strumentali e finanziarie” per svolgerle adeguatamente. Le competenze che possono passare in capo alle Regioni, 23 in tutto, sono quelle su cui lo Stato non ha potestà esclusiva, e vi rientrano – tra le altre – l’istruzione, la ricerca scientifica e tecnologica, il sostegno all’innovazione per i settori produttivi, la tutela della salute e la produzione, trasporto e distribuzione di energia.

La richiesta di autonomia da parte di una Regione su una materia è consentita subordinatamente alla definizione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) per quella materia, ovvero lo standard minimo di prestazione “su materie concernenti diritti civili e sociali” che, secondo la Costituzione, deve essere garantito su tutto il territorio nazionale e deciso dallo Stato. In base alla bozza di ddl, i Lep saranno decisi – tramite DPCM – entro un anno dall’entrata in vigore della legge e saranno determinati da una commissione paritetica Stato-Regioni, a supporto della quale sarà istituita una cabina di regia. La richiesta di autonomia sarà naturalmente oggetto di un negoziato tra Regione e Governo e dovrà essere approvata dal Parlamento; l’intesa avrà una durata di 10 anni (con rinnovo decennale automatico se né lo Stato né la Regione si esprimono diversamente) e potrà essere modificata in ogni momento su richiesta di una delle due parti.

Nelle prossime settimane arriverà il parere della Conferenza Unificata, a seguito del quale il CdM potrà approvare definitivamente il ddl, che inizierà poi l’iter parlamentare.

Esulta la Lega, con Calderoli che parla di “giorno storico” e annuncia che “a inizio 2024 potremo cominciare a valutare le richieste di ulteriori forme di autonomia” delle Regioni, e il Segretario Salvini che festeggia la “promessa mantenuta”. Ad esprimere soddisfazione è però tutta la maggioranza, a partire dalla Presidente del Consiglio Meloni, secondo la quale l’approvazione del ddl segni l’avvio di “un percorso per superare i divari che oggi esistono” e sottolinea come l’obiettivo del Governo sia quello di “costruire un’Italia più unita, più forte e più coesa”.

Critiche le opposizioni. Per il Governatore dell’Emilia-Romagna (e probabile prossimo Segretario del PD) Stefano Bonaccini la bozza del ddl è irricevibile e noi siamo pronti alla mobilitazione”, mentre per il Presidente dei 5 Stelle ConteMeloni svende l’unità d’Italia per qualche punto percentuale in più alle elezioni regionali”. Anche il leader del Terzo Polo Carlo Calenda ritiene l’approvazione del ddl una mossa elettorale: “Questa roba arriva in Parlamento fra 6 mesi. Ma lo approvano di corsa e male la settimana prima delle elezioni regionali”.

Caso Cospito, è bagarre alla Camera per le dichiarazioni di Donzelli

Non si placa la polemica esplosa martedì attorno alle dichiarazioni del deputato di FdI Giovanni Donzelli sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito, rinchiuso al 41-bis e in sciopero della fame da oltre 100 giorni.

Nell’Aula di Montecitorio, nel corso della discussione sul ddl per l’istituzione della Commissione parlamentare Antimafia, Donzelli definisce Cospito “un influencer della mafia per far cedere lo Stato sul 41-bise riporta contenuti di conversazioni tra l’anarchico e alcuni mafiosi detenuti con lui, i quali lo esorterebbero a proseguire nello sciopero della fame per ottenere l’eliminazione dell’ergastolo ostativo. Il deputato di FdI attacca duramente i parlamentari PD Serracchiani, Lai, Orlando e Verini, che il 12 gennaio hanno visitato Cospito in carcere, accusandoli di essere andati “ad incoraggiarlo”, e si scaglia contro l’opposizione: “Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia!”.

Il centrosinistra insorge e accusa Donzelli di essere in possesso e aver divulgato il contenuto di documenti riservati, quali sono le intercettazioni tra detenuti al 41-bis. Donzelli si difende sostenendo che i documenti non sono riservati e dichiarando di averli ricevuto dal Sottosegretario alla giustizia (e compagno di partito) Andrea Delmastro Delle Vedove, trascinando anche lui nella polemica.

Mentre la maggioranza prova a minimizzare l’accaduto come una “sgrammaticatura istituzionale” e la premier Meloni focalizza l’attenzione sulla minaccia anarchica e sulla “fermezza dello Stato”,l’opposizione invoca le dimissioni di entrambi (Donzelli è vicepresidente del Copasir), ma i due esponenti di FdI resistono alle accuse. Delmastro dichiara che “le informazioni fornite a Donzelli erano contenute in un’informativa del Dap che riguardava le osservazioni in carcere, né intercettazioni né captazioni. Ho semplicemente risposto a un deputato, e lo avrei fatto anche con l’opposizione, su documenti non secretati”, e tale versione viene confermata dal Ministro della giustizia Nordio: “La natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati”.

La questione non può però dirsi chiusa: le opposizioni continuano a fare pressioni per un passo indietro di Delmastro (o quantomeno la revoca delle deleghe DAP), mentre sull’ipotesi che Donzelli abbia offeso i parlamentari PD si esprimerà il Giurì d’Onore della Camera.

Il M5S approva il nuovo Codice etico

Via libera al nuovo Codice etico del M5S, che rende il MoVimento sempre più assimilabile ad un partito “tradizionale”. Le novità riguardano principalmente tre ambiti di intervento: i poteri del presidente, le indennità di funzione e, infine, le restituzioni e gli scontrini.          

Andiamo con ordine. L’organo apicale di indirizzo politico e di rappresentanza legale del MoVimento è il presidente e non più, come accadeva prima, il Comitato direttivo. Giuseppe Conte assicura che “non sono stati introdotti nuovi poteri in capo al presidente”; si tratterebbe, insomma, di una mera riformulazione semantica.

Dal punto di vista economico, TFR e indennità di funzione degli eletti si potranno ora tenere, almeno in parte, ma la definizione sulla cifra in questione è stata rimandata ad altro regolamento. Infine, viene meno la rendicontazione di scontrini e spese ed è al vaglio l’ipotesi di dare 2mila euro al mese al partito e altri 500 euro al fondo per la beneficienza, invertendo la precedente proporzione. Il Movimento, del resto, ha costi di gestione come ogni altro partito tra affitti, stipendi e campagne elettorali.

La BCE rialza i tassi di interesse di mezzo punto percentuale

Per combattere l’inflazione, la Banca centrale europea aumenta i tassi di interesse di 50 punti base portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3%, quello sui presiti marginali al 3,25% e quello sui depositi al 2,50% a partire dall’8 febbraio 2023.

Secondo la presidente Christine Lagarde, tale scelta è necessaria per “assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine” aggiungendo che “il Consiglio direttivo intende aumentare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione politica di marzo e valuterà quindi il successivo andamento della sua politica monetaria”.

La BCE ha inoltre comunicato ulteriori dettagli sulla modalità di funzionamento del Quantitative Tightening, prevedendo una riduzione del portafoglio accumulato con il quantitative easing di 15 miliardi di euro, in media, al mese dall’inizio di marzo fino alla fine di giugno 2023, per poi definire in un secondo momento il ritmo dei mesi successivi.

La nuova mini-crisi tra Washington e Pechino

A pochi giorni dalla partenza del segretario di Stato americano Antony Blinken per Pechino, il cielo statunitense è stato sorvolato da un pallone-spia cinese. Secondo Pechino, il pallone aerostatico sarebbe solamente uno strumento meteorologico costretto, da cause di forza maggiore, a intraprendere una rotta diversa da quella usuale. Ciò non ha esentato la Casa Bianca dal prendere in considerazione l’ipotesi di abbattere il pallone-spia inviando i caccia F22, idea tramontata quasi subito per via dei potenziali danni che i frammenti avrebbero potuto causare cadendo dal cielo.

Nonostante le rassicurazioni del governo cinese, l’episodio rischia di minare le relazioni sino-americane. Infatti, il caso esplode proprio alla vigilia della annunciata missione di Blinken a Pechino, missione rinviata dal governo statunitense a seguito dei fatti e che sarebbe la prima in cinque anni di un Segretario di Stato americano.

La diplomazia cinese, attraverso le dichiarazioni della portavoce degli Esteri Mao Ning, invoca calma e ribadisce che sta verificando le notizie provenienti dagli Stati Uniti. Dichiarazioni che fanno intuire come ci sia un’apertura da parte di Pechino verso l’America, dovuta al bisogno che la Cina ha degli USA per rilanciare l’economia a livello globale.

Venerdì 3 febbraio, ore 18:00