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I fatti salienti della settimana

20 – 24 febbraio
Meloni a Kiev ribadisce il sostegno dell’Italia
A pochi giorni dal primo anniversario dell’inizio della guerra, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si reca a Kiev per incontrare il Presidente ucraino Zelensky, al quale ribadisce “il pieno sostegno dell’Italia di fronte all’aggressione russa” e l’intenzione del suo Governo di proseguire con il sostegno militare: “L’Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l’Ucraina è chi lavora per la pace”.
Zelensky ringrazia Meloni per “il sostegno deciso e potente” e riconosce “l’importante ruolo dell’Italia nella ricostruzione e nella rapida ripresa del Paese”, come si legge nella dichiarazione congiunta firmata dai due presidenti al termine dell’incontro, ma in conferenza stampa non perde l’occasione per attaccare Berlusconi, che alcuni giorni fa aveva speso dure parole nei confronti del leader ucraino: “Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle tre di notte per scappare”.
L’esternazione coglie di sorpresa Meloni, che difende la propria maggioranza: “Per me valgono i fatti e qualsiasi cosa il Parlamento è stato chiamato a votare a sostegno dell’Ucraina i partiti che fanno parte della maggioranza l’hanno votata. Al di là di alcune dichiarazioni, nei fatti la maggioranza è sempre stata compatta. C’è un programma chiaramente schierato, è sempre stato rispettato da tutti e confido che sarà ancora così”.
Alle dichiarazioni del Presidente ucraino risponde infastidito il leader di Forza Italia: “Non è vero che non conosco la guerra, da ragazzino sono stato sfollato anche io, gli orrori della guerra li ho vissuti. Zelensky non sa niente di me”.
Milleproroghe, Mattarella promulga con riserva
Convertito in legge dopo lunghe trattative all’interno della maggioranza, nel pomeriggio di venerdì il decreto Milleproroghe viene promulgato dal Presidente della Repubblica con riserve.
Contestualmente alla firma sul provvedimento, Mattarella invia ai Presidenti delle Camere e alla Presidente del Consiglio una lettera in cui sottolinea le proprie perplessità sul tema delle concessioni balneari, che il decreto estende al 2024: “è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento. Sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonché garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito”.
La disposizione contestata è “il più evidente” dei profili critici e avrebbe potuto “giustificare l’esercizio della facoltà attribuitami dall’articolo 74 della Costituzione”, ovvero il rinvio della legge alle Camere.
Nella propria lettera, il Capo dello Stato non si limita a denunciare l’incompatibilità della proroga sulle concessioni balneari con il diritto europeo, ma critica apertamente l’operato delle Camere in sede di conversione: “ho il dovere di porre in evidenza come varie nuove disposizioni introdotte in sede parlamentare non corrispondano ai principi e alle norme costituzionali in materia. Riscontro infatti la presenza di norme che non recano proroghe di termini in senso stretto […]. Nel corso dell’esame parlamentare dei decreti-legge emerge assai di frequente la tendenza a soddisfare esigenze normative eterogenee rispetto al contenuto originario dei singoli provvedimenti”.
La Russa e Valditara, polemiche sulla maggioranza
Duri attacchi delle opposizioni sul Presidente del Senato La Russa e il Ministro Valditara, per alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi.
Intervistato dal programma di Rai2 Belve, la seconda carica dello Stato ammette che “accetterebbe con dispiacere” la notizia un figlio gay, perché “sarebbe un figlio che non mi somiglierebbe”.
“Ma uno un po’ meno fascio non ce l’avevate?” commenta sui social il leader di Azione Calenda, rivolgendosi a Giorgia Meloni, mentre dal PD Alessandro Zan replica duramente: “La seconda carica dello Stato non può e non deve pronunciarsi in modo così discriminante e offensivo. Nelle sue parole c’è omofobia ma anche sessismo”, riferendosi al commento di La Russa sulle donne della maggioranza “meno belle ma più competenti”.
Nel pomeriggio di giovedì la bufera si scatena invece sul Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, reo di aver criticato la lettera con cui la Preside di un liceo fiorentino ha condannato l’aggressione di esponenti di Azione studentesca nei confronti di alcuni studenti (“Il fascismo in Italia è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti” si legge sulla lettera della dirigente scolastica). Secondo il Ministro, la lettera “è del tutto impropria, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo. In Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista”.
Durissime le reazioni delle opposizioni. Per il PD, che non esclude la presentazione di una mozione di sfiducia, e il M5S il Ministro dovrebbe “vergognarsi” e chiedono che riferisca al Parlamento, mentre da Azione Calenda parla di “Ministro inadeguato”.
Nordio difende Delmastro: “Le dimissioni non dipendono dai PM”
Interrogato alla Camera nel corso del question time, il Ministro della giustizia Carlo Nordio torna sul caso delle dichiarazioni in Aula del deputato Donzelli e dei documenti condivisi dal Sottosegretario Delmastro.
Il Ministro difende il Sottosegretario, ribadendo come i documenti condivisi con il compagno di partito non fossero segreti e respingendo con forza le richieste di dimissioni provenienti dall’opposizione: “Le dimissioni di Delmastro? È un’aspirazione velleitaria e metafisica che l’informazione di garanzia possa costituire un progetto di dimissioni. Diversamente, devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti all’Assemblea”.
Intanto, alla Camera si è riunito per la prima volta il giurì d’onore creato per verificare se, con le proprie dichiarazioni, Donzelli abbia leso l’onorabilità dei deputati del Partito democratico.
La Commissione europea vieta TikTok ai dipendenti
La Commissione europea ha chiesto a tutti i propri dipendenti di disinstallare – entro il 15 marzo – TikTok dai propri cellulari, sia quelli di lavoro che quelli personali. La decisione dell’Istituzione, che segue quella analoga del governo statunitense, è stata adottata perché l’app è ritenuta non sicura: “la Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica”, ha commentato il Commissario per il Mercato interno Thierry Breton. La sospensione di TikTok è temporanea e sarà oggetto di rivalutazione.
La stessa decisione potrebbe essere presa dalle altre Istituzioni di Bruxelles, mentre il colosso cinese replica ritenendo la disposizione “sbagliata” e “basata su pregiudizi”.
Venerdì 24 febbraio, ore 17.30