Weekly Pills
I fatti salienti della settimana
6 – 10 maggio
Caso Toti: dal garantismo alle possibili elezioni anticipate
La settimana del Centrodestra non è iniziata nel migliore dei modi: l’arresto del Presidente della Liguria, Giovanni Toti, ai domiciliari da martedì, ha scosso la maggioranza di Governo. Antonio Tajani si è detto certo del fatto che Toti “riuscirà a dimostrare la propria innocenza. Noi siamo garantisti, sempre”. Solidarietà anche dal Carroccio, con Edoardo Rixi che ha parlato di “momento difficile” del Presidente ligure e anche i ministri Nordio e Crosetto si sono schierati a sua difesa. Tuttavia, tra la maggioranza (a quanto si dice, soprattutto lato Fratelli d’Italia) si rafforza col passare dei giorni la convinzione che Toti non potrà comunque continuare ad amministrare la Regione. L’inchiesta, ad ogni modo, coinvolge 25 persone, incluso lo stesso Toti che è stato ascoltato oggi, venerdì 10 maggio, anche se si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Dall’opposizione, Matteo Renzi ha sollevato dubbi sulla tempistica dell’arresto (“mi limito a constatare che, dopo quattro anni di indagini, l’arresto avviene a un mese dalle elezioni europee”) mentre più netto è stato il giudizio della Segretaria Dem, Elly Schlein: “sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi c’è l’opportunità politica di fare un passo indietro (…) sarebbe opportuno dimettersi”. Con lo spettro delle elezioni anticipate che si aggira in terra ligure, resta ora da osservare l’evoluzione dell’inchiesta e che cosa deciderà di fare Giovanni Toti.
Sull’invio di truppe italiane in Ucraina è scontro tra Salvini, Macron e Monti
Il dibattito sull’invio di truppe italiane in Ucraina continua a infiammare gli animi politici, con il vicepremier Matteo Salvini che non risparmia critiche nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron e dell’ex premier Mario Monti. Salvini si è espresso con fermezza, definendo “pericolosi” coloro che considerano normale l’invio di soldati italiani in una zona di conflitto. “Parlare di soldati italiani che potrebbero andare a combattere e morire in Ucraina è gravissimo“, ha dichiarato Salvini, sottolineando l’importanza del dialogo e della pace, richiamando l’invito al dialogo di Putin. Il leader della Lega ha proposto invece un impegno nella ricostruzione e nel sostegno civile del Paese. “Se Monti e Macron desiderano tanto combattere, vadano in Ucraina”, ha affermato con decisione Salvini.
Mario Monti, pur mostrando cautela, ha ipotizzato la necessità di un intervento militare in Ucraina, ma ha sottolineato l’importanza di intensificare il sostegno finanziario e logistico anziché inviare truppe sul campo.
Il Premierato accende lo scontro tra Meloni e Schlein
Mentre la riforma costituzionale sul premierato comincia ad essere discussa dall’aula del Senato, prende il via anche il duello Meloni-Schlein, ancora a distanza (per ora). La Premier difende il premierato a spada tratta nel nome della stabilità: “tempo e stabilità sono condizione determinante per costruire qualsiasi strategia e quindi per restituire credibilità alle nostre istituzioni di fronte ai cittadini”; Elly Schlein ha parlato di un tentativo di “manomissione” della Costituzione, accusando poi la maggioranza di Governo di utilizzare il premierato per nascondere i fallimenti in campo economico e sociale. La Segretaria PD ha poi annunciato per il 2 giugno una manifestazione contro autonomia e premierato. Secondo la Schlein, a garantire stabilità c’è già il Presidente della Repubblica che rischierebbe di diventare un “notaio”.
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio è considerata la “madre di tutte le riforme”, come l’ha definita la stessa Meloni che ha dichiarato di volerla portare a casa “per chi arriva domani. Questo è un governo solido, non ne avrei bisogno”. Ad ogni modo, comunque la si pensi, l’iter della riforma è appena cominciato e nulla dovrà essere dato per scontato. Nel frattempo, il faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein è attesto per giovedì 23 maggio.
L’emendamento del Governo al Superbonus
Il governo italiano ha proposto un emendamento al Superbonus che ha suscitato dibattito e riflessioni nel panorama politico ed economico. Secondo i calcoli del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’obbligo di spalmare i crediti fiscali su 10 anni anziché su 4 comporterebbe una correzione del deficit nazionale di oltre 1 punto di Pil in due anni. Tale modifica mira a porre in allineamento il deficit indicato nel Def 2024 con quello programmato nella Nadef 2023.
L’emendamento prevede la ripartizione in dieci quote annuali dei crediti fiscali relativi agli interventi edilizi. Questa proposta ha suscitato preoccupazione, soprattutto per la parziale retroattività della misura. Confindustria ha espresso timori riguardo a tale aspetto, chiedendo un confronto e la garanzia della certezza del diritto. Nonostante le perplessità, il governo ha annunciato la sua determinazione nel presentare l’emendamento, rendendo obbligatoria la ripartizione dei crediti in 10 quote annuali e escludendo la possibilità di deroghe.
Venerdì 10 maggio, ore 17.30