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I fatti salienti della settimana

12 – 16 giugno
La scomparsa di Silvio Berlusconi e le incognite sul futuro
La scomparsa di Silvio Berlusconi, venuto a mancare a 86 anni lunedì mattina alle 9.30, è stata da più parti definita come “la fine di un’era”. Per il Cavaliere, nuovamente ricoverato al San Raffaele di Milano e che soffriva da tempo di leucemia cronica, è stato dichiarato lutto nazionale e sono stati celebrati funerali di Stato. Mercoledì pomeriggio, nel Duomo di Milano, hanno partecipato alla cerimonia funebre i protagonisti della scena politica italiana (oltre ai familiari), compreso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Presidente Meloni, i ministri Salvini e Tajani e i presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa. A far rumore è stata l’assenza dell’ex premier Giuseppe Conte, che non era seduto accanto a Renzi, Draghi e Mario Monti, mentre c’erano Elly Schlein e Carlo Calenda. Non è mancata la rappresentanza estera, con, tra gli altri, Orban per l’Ungheria e il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan.
E non sono mancate neppure le polemiche, con Rosy Bindi che ha espresso perplessità sulla decisione di dichiarare lutto nazionale (prima volta per un ex premier); ma a contare, adesso, sono le domande del giorno dopo, ossia quelle inerenti all’eredità, soprattutto politica ma non solo, di Silvio Berlusconi. “Hai fatto la storia”, ha dichiarato Matteo Salvini, nell’ultimo saluto al leader di FI, mentre Umberto Bossi, anch’egli presente nel Duomo, ha ricordato come Berlusconi sia stato “il fondatore del centrodestra”.
A proposito di centro-destra: che fine faranno gli oltre 2 milioni di voti che Forza Italia aveva ottenuto alle politiche di fine 2022? Pur nettamente ridimensionati rispetto ai 13 milioni del 2008, questi voti fanno la differenza: basti pensare che, senza di essi, la coalizione del centro-destra non avrebbe ottenuto il successo di settembre. Ma se il passato è chiaro, il futuro è molto più difficile da prevedere: senza un leader designato – e questo è stato forse il più evidente limite politico di Berlusconi, non riuscire a indicare un chiaro erede – il rischio della diaspora è molto concreto. Se, da un lato, appare quasi certa la reggenza di Antonio Tajani fino alla convocazione di un congresso che designerà il nuovo numero uno di Forza Italia, dall’altra parte sembra che Marina Berlusconi, almeno per ora, non voglia o non si senta pronta a raccogliere l’eredità politica del padre, preferendo agire invece da dietro le quinte assieme a Marta Fascina. Sul piatto c’è anche l’ipotesi di un grande partito di destra, capitanato da Giorgia Meloni, ma per questo si dovranno aspettare gli esiti delle elezioni europee. Certo, la Meloni dovrebbe spostarsi più al centro; sta già succedendo, ma la scomparsa di Berlusconi potrebbe portare ad una accelerazione rischiosa, che ha forse bisogno di maggiore pianificazione e tempi meno serrati.
Tra una costellazione di incertezze vi sono però due stelle fisse: innanzitutto, anche in caso di diaspora, si tratterebbe di una “ridistribuzione” interna tra i partiti che compongono la maggioranza. Di conseguenza, la stabilità del Governo non è assolutamente in discussione. La seconda certezza è la finestra che si apre per l’opposizione, che potrebbe far propri i voti degli indecisi, di quegli elettori che hanno sempre identificato Forza Italia con la figura di Silvio Berlusconi. Senza parlare della possibilità, sempre presente, di cambi di casacca da parte degli eletti. Resta ora da vedere che volto assumerà la politica italiana privata di uno dei suoi protagonisti indiscussi da trent’anni a questa parte.
Riforma della giustizia, via libera dal Cdm
Il disegno di legge sulla riforma della giustizia, varato dal Consiglio dei ministri, ha scatenato una feroce polemica. Il provvedimento contempla l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, l’introduzione di limiti al ricorso contro le assoluzioni, restrizioni alla pubblicazione delle intercettazioni e un’inedita formulazione del reato di traffico di influenze. Inoltre, stabilisce l’obbligo di notificare anticipatamente le accuse a chi rischia l’arresto, fatta eccezione per situazioni d’emergenza, reati gravi e potenziale pericolo di fuga.
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, ha espresso una critica decisa, descrivendo le modifiche come “poche ma non buone“, in particolare, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, lascia un “vuoto di tutela“. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha replicato affermando che “il magistrato non può criticare le leggi, come il politico non può farlo con le sentenze“.
Sulle nuove restrizioni alla pubblicazione delle intercettazioni, l’ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, afferma che queste limitano il diritto dell’opinione pubblica di conoscere fatti oggetto dei procedimenti. Il dibattito politico è altrettanto acceso. Carlo Calenda ha garantito il sostegno alla riforma, mentre M5S e PD hanno attaccato il governo. L’ex Premier Giuseppe Conte ha espresso preoccupazione sull’introduzione di “nuovi spazi di impunità” mentre Elly Schlein ha affermato: “Cavalcano la morte di Berlusconi per le loro riforme“.
Nordio ha espresso il suo rammarico perché Berlusconi non potrà “assistere al primo passo” di un testo che si presenta come “radicale in senso garantista“. Tuttavia, il vero problema sarà come riconciliare il ricordo dell’atteggiamento di Berlusconi nei confronti della magistratura e viceversa. Nel frattempo, l’attuale governo prevede di proporre entro la fine dell’anno la “madre” di tutte le riforme: la separazione delle carriere tra PM e giudici. Un obiettivo ambizioso, che richiederà modifiche costituzionali, e nel frattempo il disegno di legge presentato da Nordio non sembra essere stato accolto positivamente dai magistrati, soprattutto dai procuratori e dall’Anm.
Con la scomparsa di Silvio Berlusconi, il confronto tra il governo e i magistrati potrebbe avere un diverso punto di equilibrio, dato che ci potrebbe essere all’interno dell’Anm una “sorta di sponda governativa” che potrebbe attenuare l’impatto delle proteste contro le riforme.
Giorgia Meloni rilancia il Piano Mattei
Nel “progetto strategico di hub energetico d’Europa”, come lo ha definito la presidente Meloni, Malta gioca un ruolo fondamentale. La Premier ha incontrato a Palazzo Chigi Robert Abela, suo omologo maltese. Diversi i temi sul tavolo, dai migranti all’energia, senza dimenticare le infrastrutture. L’intenzione del Governo italiano è “rafforzare il dialogo bilaterale, a livello politico e tecnico”. Per quanto riguarda le infrastrutture di connessione, queste sono necessarie, ha spiegato la Meloni, anche nel rapporto con il Nordafrica. “Gas, idrogeno ed energie rinnovabili sono tutte materie sulle quali lavoriamo insieme”, ha dichiarato ancora Giorgia Meloni. Vi sono tuttavia dei temi ancora da discutere, come quello dei confini marittimi e delle rispettive zone economiche, ma anche su questi punti traspare ottimismo.
Il “Piano Mattei”, del resto, è sempre stato centrale nelle politiche e nelle parole del Governo; basti ricordare che il primo viaggio istituzionale della Presidente del Consiglio è stato in Algeria, seguito dalla visita in Libia e poi in Etiopia. Si tratta proprio dei Paesi da cui dovrebbe cominciare il Piano, definito dalla Meloni come “un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane”.
Una Tesla a Palazzo Chigi
Visita a sorpresa a Roma di Elon Musk, giunto nella capitale italiana per un incontro con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il vertice si è tenuto a Palazzo Chigi ed ha avuto la durata di un’ora. Sono stati discussi temi legati all’automotive e all’aerospazio, settori nei quali l’Italia è riconosciuta per la sua avanguardia tecnologica e la qualità della manodopera. Il Ministro degli Esteri italiano ha poi sottolineato su Twitter la disponibilità a collaborare su sfide contemporanee come la cybersicurezza e ha espresso ammirazione per i successi imprenditoriali di Musk. Nel pomeriggio, Musk è tornato a Palazzo Chigi per un ulteriore incontro, questa volta con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prima di lasciare la sede del governo a bordo della sua Tesla.
Tajani ha evidenziato l’importanza dei temi automotive, in particolare quello delle auto elettriche. “È un grande imprenditore, innovativo“, ha affermato, aggiungendo che ha assicurato a Musk che l’Italia è il miglior Paese europeo in cui investire, facendo eco a dichiarazioni simili fatte in precedenza dal Ministro, Matteo Salvini. La domanda fondamentale è: quali sono i piani di Musk per l’Italia? Dalle poche informazioni a disposizione, si potrebbe ipotizzare che l’Italia sia in lizza per ospitare una Gigafactory di Tesla, trasformandosi in un hub automobilistico europeo di alto livello, anche se resta forte la competizione con il resto d’Europa.
Tajani incontra Blinken in attesa della Meloni
Il ministro Tajani ha incontrato ha incontrato a Washington il segretario di Stato Antony Blinken. Durante la conferenza stampa successiva all’incontro, Tajani ha sottolineato che “tra Italia e Usa c’è una solidarietà strategica, con legami forti, basata sulla difesa della libertà e della democrazia”. C’è l’accordo anche sull’Ucraina, su cui Italia e USA auspicano una pace che comporti il rispetto del diritto internazionale e la libertà della popolazione ucraina, mentre non sono ad ora arrivate aperture da parte di Blinken sulla Tunisia. Il Segretario, infatti, pur condividendo la preoccupazione dell’Italia per la situazione economia in Tunisia, ha dichiarato che “le decisioni che servono per avere i fondi del Fondo Monetario Internazionale spettano a Tunisi. È il governo – ha poi aggiunto – a decidere dove andare”. Servono, leggendo tra le righe, delle riforme prima di dare il via libera ai fondi.
L’incontro tra Tajani e Blinken è servito anche a preparare la strada alla visita di Giorgia Meloni negli USA; si tratterebbe della prima visita ufficiale della Premier negli USA, appuntamento tradizionale per tutti i Presidenti del Consiglio italiani. È probabile che l’incontro con il Presidente Biden possa arrivare entro l’estate.
Incontro Fitto-Hahn: “utilizzo flessibile delle risorse”
Il Ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto, ha incontrato martedì a Strasburgo il Commissario UE al bilancio, Johannes Hahn. Alla base dell’incontro un documento inviato alla Commissione la scorsa settimana, che auspica la rapida istituzione di un Fondo di Sovranità per colmare il gap di risorse negli investimenti strategici, inclusi quelli infrastrutturali.
Di particolare rilievo è stata la discussione sulla Revisione del quadro Finanziario Pluriennale (Mff). Il Ministro ha infatti insistito su una revisione mirata del bilancio europeo in grado di far fronte alle sfide cui l’Italia e l’Unione Europea stanno andando incontro, soprattutto riguardo il rafforzamento dell’autonomia strategica e della competitività delle nostre economie e al ruolo della dimensione esterna in materia di migrazione. Fitto ha infine sottolineato la necessità di un utilizzo flessibile delle risorse disponibili ed ha, inoltre, espresso la volontà di una piena collaborazione per giungere in tempi rapidi a una revisione di medio termine.
Venerdì 16 giugno, ore 17.00